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Il mistero del figlio

L'educazione è cosa di cuore” – diceva don Bosco. Cuore, in senso biblico, è molto più pregnante del comune riduzionismo ad emozioni e sentimenti: è l'officina del pensiero, laddove si discerne, si prendono le decisioni, si incontra Dio e si conosce se stessi. E' in questo spazio simbolico che ogni genitore è bene che si disponga. Comunemente, assistiamo a due spontanei atteggiamenti educativi: da una parte si tende a “rifiutare” il bambino triste perché semplicemente non lo si vuole vedere, in forza del mito di un'infanzia felice e di un'adolescenza super-accessoriata; dall'altra l'ansia genitoriale, spesso nutrita da sensi di colpa, legge come sintomi depressivi i legittimi momenti di infelicità, scontentezza, insofferenza, rabbia, che attraversano le età propriamente evolutive, come del resto ogni età della vita. Vogliamo dare ai nostri figli il permesso di non essere felici, qualche volta? Non tocca ai genitori far felici i figli. La felicità del figlio non è la “certificazione di qualità” del genitore, poiché è (fortunatamente) una variabile della vita, che è appunto il dono non controllabile e “a perdere” che i genitori hanno fatto al figlio: sarà lui che troverà i suoi sentieri per la felicità. Dire ad un figlio: “Io sono felice se sei felice tu” è un peso che gli mettiamo sulle spalle; di solito questa affermazione pseudo-altruistica poggia i piedi sulle sabbie mobili dell' autoreferenzialità (sono io, genitore, che voglio rifornirmi della tua felicità!) Occorre dare il permesso di soffrire ai figli, affermazione quasi blasfema, ma così sana e liberante! Lo psicoanalista M. Recalcati sottolinea l'uso inflazionato in ambito psico-pedagogico del concetto di “empatia” e “dialogo”, indicandone un superamento: quello del riconoscimento che la vita di un figlio è innanzitutto una vita altra, distinta, differente. Il figlio non è forse un mistero che resiste a ogni sforzo di interpretazione? E non è questa la sua fulgida bellezza? Non è la sua vita, un segreto indecifrabile che deve essere rispettato come tale? Il figlio ritrovato della parabola evangelica lucana viene riconosciuto ed accolto dal padre nella sua enigmaticità. Il dono più grande del padre – e che ogni genitore può offrire ai propri figli – è il dono della libertà del figlio. Il padre non esige il dialogo, la comprensione reciproca ad ogni costo, ma riconosce il desiderio del figlio come un enigma indecifrabile. Non è forse da qui che sorge l'amore, come apertura assoluta al mistero dell'alterità del figlio? Il rispetto per il segreto del figlio indica che la genitorialità non è mai un'esperienza di appropriazione, ma di decentramento di sé. L'amore non si fonda sulla comprensione reciproca, sulla condivisione, ma è principalmente rispetto per il mistero dell'altro, della sua solitudine, della sua differenza. Ciò vale nel rapporto tra genitori e figli e ancora di più in ogni relazione d'amore. I legami d'amore che sanno durare nel tempo ed essere generativi sono quelli che non sciolgono mai l'enigma del desiderio dell'altro, che anzi lo sanno custodire. Occorre lasciare che ogni figlio intraprenda il suo viaggio, perché egli appartiene alla propria vocazione. Aver fiducia nella sua forza. E' solo la fede nel figlio che può far crescere il desiderio del figlio. Il figlio della parabola lucana – come ogni figlio – ha seguito il segreto del suo desiderio, lo ha manifestato nell'opposizione al padre, nell'erranza, nella rivolta, nel fallimento. Nel tempo in cui tramonta la Legge che castiga inesorabilmente, il compito primo dei genitori è quello di avere fede nel segreto incomprensibile del figlio e nel suo splendore. Non esigere che la sua vita ripercorra le nostre orme, lasciare che possa perdersi o smarrirsi e soffrire. Non pretendere né aspirare alla comprensione reciproca, saperlo lasciare andar via ed essere sempre pronti ad accogliere il suo ritorno. La custodia del segreto non esclude affatto il ritorno alla casa del padre. 

Monica Cornali

Libri consigliati:

Massimo Recalcati – Il segreto del figlio (Feltrinelli)

Umberto Galimberti – L'ospite inquietante: il nichilismo e i giovani (Feltrinelli)

 

Il mistero del figlio


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