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Newsletter - Agosto 2018

♦   Una parola sembra risuonare sulle labbra dei più in questo periodo: ferie. L’esigenza fa da richiamo a più di un motivo. C’è bisogno di staccare dagli impegni che il lavoro ed il bizzarro tempo climatico rendono tanti ancor più snervati. Son le macchine in genere che prevalgono. Ma si impadroniscono facilmente del bisogno di libertà, di variazione, fino a mortificarne la ricchezza, la creatività. Il lavoro monotono stressa di più la persona. Le persone poi, tra rumore e prestazione isolata, individuale, rischiamo di diventare dei robots, fino a diventare estranei a sé stessi, quasi alienati dalla vita reale, o alienati dalle competenze che a loro vengono richieste, e sempre e tutte in tempo brevissimo.

♦   Sono davvero pochi quelli che non si lagnano del lavoro, quelli che se ne asterrebbero, se potessero farne a meno. E quelli falciati dalla mancanza di un lavoro stabile, che apra ad un po’ di più ricco futuro?

♦   Le discrepanze di trattamento costituiscono un’altra fonte di palese ingiustizia: ci sono i nababbi, i paperoni e i troppi che mancano dei mezzi di base di sussistenza.

     E’ un periodo molto ingestibile quello che stiamo attraversando, che non riesce ad accontentare nessuno. E i fatti gridano sempre di più, anche le ferie, se si vuole, ma di più la dignità di vita.

♦   Dello stacco c’è comunque tanto di bisogno, per allentare tensioni diffuse, per trovare nel labirinto di Arianna una qualche stradina che riesca a portarci fuori. Prevedere dei tempi in grado di disintossicare lo spirito sarebbe la soluzione previa, eppur troppo ideale, per un periodo come il nostro che sta, tra l’altro, moltiplicando i disfattisti, i ladroni mai sazi, i benpensanti che riescono a tutelare appena se stessi, o i bisogni di categoria.

♦   Questo insieme arruffato di problemi trova subito soprattutto il mondo giovanile in molta dispersione e confusione e desolazione: non sa più in che acque buttarsi. Se ne parla da più punti di vista. Anche di quelli che non si sentono più amati da nessuno, in balia, spesso degli escamotages più estremi e pericolosi. E’ l’età dei grandi progetti, dei grandi desideri. Ma dove, ma quando? Anche a riguardo l’analisi non potrebbe che essere molto lacunosa. “Non lasciatevi rubare la speranza”. E quanti non se ne troverebbero, su progetti accessibili, quelli che si presterebbero!

♦   Un giovane prete, mi diceva, alcuni giorni or sono, la sua sorpresa e la sua contentezza per il consistente numero di giovani di tre parrocchie che hanno risposto ad un weekend da trascorrere all’abbazia di Praglia. C’è ricerca, c’è entusiasmo, purché si intercettino bene e con semplicità le stagioni di questa delicata e problematica stagione.

     Anche i giovani non vivono appena di sogni, di parole, ma di proposte che sveglino fascino, interesse. E saperlo, noi ormai vecchiotti, e incoraggiarli, accompagnarli con discrezione, con qualche testimonianza di vita, che parla più forte di mille prediche, a loro volta, soffocanti e deluse. Sarebbe proprio una bella missione per chi, in fatto di esperienza di vita, avrebbe un suo nutrito bagaglio.

     Il Sinodo per i giovani, porterà i giovani anche a guardare tanti cammini di santità, di vita buona secondo il Vangelo, in grado di entusiasmarli. E i giovani, più che altri, o li smuove l’entusiasmo, o non fanno neppure un piccolo passo.

♦   Sempre un giovane, qualche giorno fa, e si diceva tra quelli che frequentano ancora, mi confidava che della Messa non riusciva più a sopportare le preghiere dei fedeli. Vi trovava un’incallita pecca, a chiedere al Signore solo alternative per quello che qui su questa terra non funziona, funziona poco e male. E proseguiva: ma un Dio così, di fronte al quale Ti chiami sempre fuori, indisposto come ti piace essere, anche a metterci un solo dito, chi è e come farebbe crescere le persone, soprattutto quelle che avessero già perso ogni speranza? Dio non può fare il sostituto di nessuno: può solo svegliarTi in mille modi lo spirito perché, se hai delle possibilità, trovi la gioia di realizzarle, di irradiarle.

♦   Sì, certo, trovar un lavoro che Ti dia un po’ di dignità, che impedisca di farTi crescere solo sulle spalle di genitori magari già sfiancati e tribolati, sarebbe cosa buona e giusta. Accanto a questo ideale sempre più inaccessibile sembra, non buttiamo via però tutto: formazione cristiana solida, opere di misericordia ben praticate…, potrebbe fungere da tempo sanamente alternativo per guardarmi un po’ intorno e scoprire che sono ancora vivo, che ho ancora bontà da diffondere, servizi cui prestarmi con quella freschezza di mente e di cuore, la sola che i giovani si portano ancora tanto dentro. Con i più affettuosi e sentiti saluti ed auguri a tutti.

Luigino don

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