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Newsletter - Agosto 2020

°   Do spazio ad un dato positivo. Almeno finora, quanto mai sorprendente, luglio si sta offrendo fresco, ventilato, godibile. I purtroppo non mancano però mai a far problema: coronavirus ci sta tenendo sospesi un po’ tutti. Tra quelli che son sicuri di poterlo demitizzare, e ne danno pertanto riscontri amari con le loro plurime inadempienze precauzionali, il pericolo sarebbe in estenuazione decisiva, mentre altri, quelli che forse hanno elementi più chiari per discernere, sembrano i custodi facili di paure trattenute, coloro che terrebbero il freno a mano in esercizio costante, per scoraggiare speranze e desideri di ripresa che si manterrebbero ancora terribilmente parecchio dubbi. A dire il vero, se l’Italia sembra ormai fuori, sono molte le nazioni nel mondo flagellate dalla tortura della pandemia.

°   Abbiamo un mondo solo, ma le teste, e i consequenziali atteggiamenti, oh quanti! Il brutto è che i problemi non si risolvono con il perdifiato, con i pulpiti più seguiti, con le troppe oche che starnazzano, mentre l’ecatombe sembra infittirsi. A tener lezione sono soprattutto le statistiche. Ma queste non bastano. Altre indicazioni, che sarebbero favorevolmente possibili, fanno paura e quindi è meglio non farne parola. Sembra che non abbiamo neppure più i linguaggi per esprimere gli accadimenti. Sembra che gli stessi linguaggi, quelli della fede per primi, se non son del tutto morti, siano parecchio moribondi. A premere sono i dati concreti. I problemi che essi nascondono, sembra interessino chi ha a che fare con un caro estinto. E bisogna fare chiarezza giuridica, per l’indignazione di chi al dolore ha dovuto aprire le porte. Ti viene il dubbio che anche queste rivalse le vogliano solo per i risarcimenti invocati, perché dovuti. Con quali esiti? Ci stiamo umanizzando, o ci stiamo caricando appena di pretese rancorose, di rabbia, di rivendicazioni?

°   Più conculcata è la vita o la verità? Se vanno a braccetto, ci guadagnano entrambe. Però il compito non è mai scontato. Ed è molto difficile comporlo. Anzi, diventa spesso un caso molto raro. Le regole che riesce a darsi la verità viaggiano per principi, per affermazioni perentorie. Tutti dati che fanno molta fatica a ripercorrere il perimetro della vita, che è di fatto più complesso, più ampio. Non sempre la verità è in grado di servirla adeguatamente. La vita ha uno spazio molto più ampio dei principi che mirano a tutelarla. Con la verità si rende più rigida la vita, la si omologa facilmente, la si traveste di dottrine, oppure la si dichiara dogma intoccabile, che difficilmente perimetra però l’esistenza. In effetti, porta, tra l’altro, alla soglia del mistero. Quindi, non la si può discutere. Quando va bene, rischia di schiacciare chi non la ottempera: s’è fatto sempre così! La persona vive vicende extra, tutte molto personali. Non esiste un cappotto uguale per tutti. Anche i dinamismi psichici, le stesse componenti fisiche di un corpo, per non toccare le innumerevoli potenzialità dello spirito, tutto rende molto particolare la vita di ognuno.

°   Spesso vita e verità si inalberano: la verità conosce imposizioni, punizioni, rimproveri, esclusioni, torture, conosce anche il martirio coatto. La vita è sempre tanto fragile, debole, manchevole, bisognosa di grande pazienza, di misericordia esplicita, di grande rispetto e di esser riconosciuta nella sua indubitabile dignità. Nell’altro, tu vedi Dio (detto di Gesù, non confluito nei Vangeli). L’altro, soprattutto se bisognoso, è sacramento, è segno di una presenza che, comunque, lo abita, è un figlio nel Figlio, e, da subito, immagine e testimonianza di Dio, è chiamato a divenire in pienezza “un figlio divinizzato”.

°   Certo, anche la verità non la si può possedere: il suo perimetro è troppo ampio. E quindi l’ignoranza, pur dotta, la scavalca e supera sempre. La vita, soprattutto se in mille modi castigata, tribolata, ha bisogno di essere sempre riconosciuta, rispettata. E, se è in errore, va ancor di più capita. Purtroppo è facile che i peggiori, siano appena un frutto, un prodotto dello scarto sociale, dell’abbandono in cui versano molti.

°   Tento di chiudere con qualche altra annotazione:

  • Dovremmo moltiplicare la fiducia nella ripresa anche di Villa S. Carlo. I mesi appena trascorsi hanno segnato un tracollo non indifferente. E bisognerebbe metter mano anche alla parte nord: i più sembrano avere però l’orecchio sordo. Villa S. Carlo non pare interessare tra le opere che contano.
  • A breve, speriamo di poter consegnare i depliants con le iniziative principali che ogni anno questa villa della diocesi cerca di promuovere. Resta il problema, certo, di un’ulteriore pausa dovuta, speriamo di no, ancora alla pandemia.
  • Le ferie saranno di necessità più brevi e meno distanti di sempre. Si possono benissimo trascorrere, una tantum, anche ben vicinissimi a casa. Le forbici son costrette a farsi sempre più strette. Lo stiamo vedendo a non pochi livelli. E l’economia innesca in fretta differenze molto vistose e ingiustizie molto trascurate.

Via a lagnanze senza confine.

Buona, responsabile, consapevole operosità!

Luigino don

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