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Newsletter - luglio 2017

 ♦ Gentili nostri lettori, siamo nella stagione forse più calda, di solito accompagnata anche da qualche giorno di preziosa sosta, nelle sue più svariate modalità. Tutti avvertiamo un forte bisogno di ritemprarci. Si potrebbe prevedere un tempo da dedicare ad un po’ di miglior preghiera, a qualche lettura che si era dovuta tralasciare, alla riflessione un po’ pacata, per non perderci in altre forme di frenesia selvaggia, tese a bissare un tempo alla rinfusa, del tutto squallido. Varrebbe la pena di ritrovare un’armonia diffusa che gli stessi insistenti impegni di ogni giorno difficilmente ci consentono.

♦ Sarebbe anche il caso che tentassimo di usare qualche foglio bianco, in questo periodo nel quale sembra essere più difficile ritrovare noi stessi, a contraccolpo anzi, il meglio di noi, aldilà del tempo dissestato, ben oltre le spasimanti e indecise, o sospese ferie, per compiere un’utile auto-esplorazione, il più possibile trasparente e ben dettagliata, riguardo a quali potrebbero essere le migliori risorse nostre su cui tornare a puntare.

♦ Che se poi nell’inventario dovessimo annotare anche paure, angustie, disagi, disguidi…, potremmo verificare quale di tutto ciò ne potrebbe essere la propaggine.

♦ Ma non sarebbe anche provvidenziale, che potessimo attuare un buono screening riguardo alle relazioni che stiamo vivendo, ed una volta tanto, non a scarica-barile, quanto piuttosto ad ammissione umile anche dei nostri bronci, facce corrucciate, silenzi protratti ed immusoniti, riconoscendoci “parte in causa”, resi capaci di un po’ di indispensabile vicendevole trasparenza.

Potrebbe essere in famiglia, con quelli che la compongono, con qualche compagno di lavoro e giù di lì, cercando il momento più adatto, lo stato d’animo meno convulso, sentendoci davvero liberi davanti alla verità dei fatti incriminati, magari di quelli cui s’è fatto perfino il callo del “che cosa c’entro io, se son fatto così?”.

Qualche papi, ormai carico di anni, suo malgrado, qualche mamma, riuscirebbe forse a trovare un bandolo al perché la nuora non porta più a far vedere i propri figli/nipoti, o a quello che spiegherebbe a questi genitori, ormai anziani e soli, il perché uno o altro dei loro figli è da tempo che non si fa più vivo, in nessun modo.

♦ Come mai riusciamo a farci scrigni più riempiti del male che del bene altrui, più dei rimbrotti, che delle approvazioni…? Siamo così sicuri di esserci mossi sempre al meglio? La parola è peggio della lama: quando ferisce, restano ben visibili le cicatrici e spesso fanno anche molto male. Quando non càpiti poi che molte delle vittime restino del tutto ignorate, quasi sepolte da non poche banalizzazioni cui son fatte spesso segno.

♦ Un altro spunto, da rivedere anche in corso d’opera, è il confronto tra qualità e quantità. L’efficienza in genere dà sempre il braccio alla quantità. Produrre, produrre… buttare, buttare. Si fa tutto senza cuore, a volte senza neppure competenza, quasi sempre tanto per fare. Importante è metter da parte qualche perverso soldino in più. Quanto spreco, quanta inutilità, quanta poca civiltà. Muovere le mani non giova, se non ci si fa lavorare un po’ anche la testa, il cuore!

♦ Lo stesso capita per molte persone: nessuna delle aspirazioni più avvincenti che vada loro a buon fine, perché nessuno se ne accorge di loro se non quando combinano guai. Mai un incoraggiamento, mai un piccolo riconoscimento. Quante cose non finiscono taroccate, anche malsane, facilmente deteriorabili! E le persone? Peggio! Scartate, tra i capaci/zero. Si sbandierano diritti solo per i raccomandati di turno, mentre gli altri, e con quale virulenza, farebbero meglio a sparire.

♦ E’ il caso di un’altra domanda: sempre il lavoro? Unica prodezza, unico vanto? Le ore non si contano. Tutto il resto sparisce, non ha importanza. Che cosa vorresti pretendere? Con tutte le ore che mi si costringe a fare. Poi in pensione non ci vai. I giovani chi mai dovrebbero avvicendare? Solo qualche punta di orgoglio, che non sai più quanto amaro tu stesso ci metti, mentre provi a dirti… Che gran lavoratore! Non era mai stufo. Si è fatto una casa di quelle che ce ne son poche. E i figli, ingrati, non lo vogliono neppur vedere. Non ce n’è uno che gli stia vicino. Che fosse anche onesto, nessuno rischia più di dirlo.

♦ Meglio che non sia un praticante: dove lo troverebbe il tempo per questa realtà da bigotti? Che non porti in processione l’immagine della Benedetta, per evitarsi commenti solo salaci, fin troppo disdicevoli.

Si tratta proprio di ritrovare quello che in noi ci distingue, senza che ci dobbiamo per questo, mettere in mostra. Se non scegliamo la parte migliore, ogni passerella ci boccia. Il qualunquismo, il furbastrismo, il profittamento chi mai convincono, il mondo del chiacchiericcio ha già i propri devoti, in abbondanza, tanto da esserne saturno e divenuto decisamente insopportabile. Proviamo a fare un po’ più sul serio?

Mi fermo, quanto basta per rimettermi in buona armonia

soprattutto con me stesso.

 

♦ Villa S.Carlo continua la sua mission. Ringrazia a cuore intero quanti se ne fanno in tanti modi, premurosi.

♦ Anche in questo periodo, più che può, dà fiato alle varie richieste.

♦ Pur se povero, per leggere questo foglietto mensile, basta utilizzare il sito e scrivervi quanto vi viene indicato.

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♦ Siccome è tanto difficile far crollare i muri, ogni proposta e/o iniziativa che Vi può interessare, comunicatela a chi ne potrebbe essere interessata/o col passa-parola!

♦ Grazie a tutti. Buone ferie a chi riesce a fruirne. Alla prossima!

Luigino don

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