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Newsletter - novembre 2016

 I primi ad annunciarsi sono i santi: quelli noti, quelli invocati. Il numero questa volta è solo il Signore che lo conosce. Siamo contenti di pensarli a miriadi: pur se, come per tante realtà di questa terra, non riusciamo ad aprire bocca, siamo contenti di cedere all’ammirazione soprattutto di quelli che forse ci son passati accanto, dei quali abbiamo potuto anche ammirarne l’interezza e l’integrità nell’affrontare la vita: di quelli magari per i quali avvertiamo dentro, ancor oggi, una struggente nostalgia.

La santità ha l’abito molto semplice, ma spiccatamente dignitoso. “Non tutti possiamo fare grandi cose, ma tutti possiamo fare piccole cose con grande cuore”. “Ieri non è più, domani non è ancora. Non abbiamo che oggi. Cominciamo” (Madre Teresa di Calcutta).

Ed è il mese della memoria: con i Santi, i nostri cari morti. Come intrecciati. E tutti, glielo chiediamo al Signore di tutti, pronti a farsi nostri intercessori. Preghiere che innalziamo volentieri per loro. Le loro preghiere incaricate di render forte e coerente la vita di tutti noi. La comunione dei Santi è sicura, certa.

Veniamo tutti portati nel mistero della nostra vera grandezza e dentro quello della nostra evidente pochezza. E la “scelta tocca a noi, a ciascuna/o”. Da che parte stare? E come prepararci al grande, decisivo approdo? Che senso dare ai nostri giorni? Le domande non si sciolgono tanto in fretta e facilmente. Che ne sarà di questa vita che viviamo spesso in un tempo strappato?

Non è il caso di infiorare i cimiteri, anche se la pietà lo vuole. E soprattutto che i cimiteri non diventino il luogo delle chiacchiere inutili, talvolta anche fin troppo banali e stupide. Lasciamoci piuttosto interrogare. Ci diamo così poco ai pensieri che meritano, che questa occasione potrebbe essere quella più propizia.

Mi ricordo di una frase, che potrebbe farci bene: “Considera te abhinc tamquam mortuum esse” (Considerati, d’ora in poi, come se fossi morto). Non so se era una massima dei monaci. Ma, a prenderla sul serio, bisognerebbe cominciare dal primo dei cosiddetti “vizi” (= orgoglio, superbia… e correlati), che moltissimi altri brutti atteggiamenti e comportamenti lasciano vistosi e sempre anche molto dannosi. Credersi chissà chi e “giudicare” sempre ogni altro, o manchevole, o del tutto trascurabile, senza aver cura alcuna della dignità cui tutti terremmo.

Non dimentichiamo che, con la festa di Cristo Re, si conclude l’anno straordinario della misericordia. Per parecchi, celebrare a Roma questo speciale anno Santo, è stato come un obbligo del cuore. Molti, i più, hanno attraversato le porte sante stabilite in Diocesi. I frutti? La stagione dei frutti rappresenta sempre un bilancio molto delicato, soprattutto dove e quando l’opera è in mano esclusiva dello Spirito di ogni dono perfetto. Dovremmo poterci raccontare anche i frutti, con riconoscenza manifesta e dilatata nei riguardi della misericordia che salva. Abbiamo ancora qualche possibilità “per lasciarci rivoluzionare” dallo Spirito Santo, che geme e freme perché possiamo essere anche noi, a prova di fatti, “creature nuove”.

E c’è poi l’Avvento che potrebbe strattonarci ancor di più: apre infatti al “futuro di Dio”. “A niente varrebbe esser nati, se non potessimo esser anche redenti”, se non curassimo cioè, per tempo e in maniera lodevole, l’evento del nostro “nascere in Cielo”. O li annodiamo per bene tutti i misteri della nostra fede, vedendone e tenendone saldo l’esito finale, o rischiamo di trasformare la stessa fede in qualcosa di dannosamente frammentato. L’evento che tutti gli altri attraversa, e ai quali apre la strada, è l’Ascensione di Gesù al Cielo: è anche per noi questo l’evento complessivo e finale (= con fine esaustivo).

E’ questa la condizione che fa di Gesù il Riscattatore unico e definitivo. Ci potremmo rivolgere a Lui come “morte della morte. Colui che chiude le fauci agli abissi. Il Signore di tutto quello che la nostra storia tiene ancora purtroppo schiavo ed incatenato. Lui il Sovrano, il Liberatore dalle schiavitù plurime del male. E di chiunque altro si ergesse a despota prevaricatore…: penserà Lui a come destabilizzarlo. Egli è Colui che impedisce alla speranza di deluderci”. “Sarete anche Voi con me dove sono io!”.

Proprio in prossimità dell’Avvento, da venerdì 25 (ore 18) al 27 (domenica col pranzo), Cornali Monica, psicologa di Padova, ed io, teniamo un weekend di spiritualità, proprio sul tema ampio de “Il vero Natale è in Cielo”. Mail e altro che ci è stato possibile inviare, vi abbiamo provveduto. Adesso tocca a chi se la sente, inviare quanto prima l’adesione. Vi aspettiamo numerosi!

L’Avvento deve darci fiato buono per farci ogni giorno più consapevoli che, se Egli, il Signore, viene ed è ancora tra noi, noi non possiamo prevedere altro buon esito che con Lui, accanto a Lui, quando i tempi nostri avranno fine su questa terra.

Per quanto, anche in questo mese, Villa S.Carlo andrà a proporre, i rimandi sono:

il sito di Villa S.Carlo, Collegamento Pastorale, La Voce dei Berici (ogni settimana), Radio Oreb (sempre puntuale, ogni giorno), le locandine alle porte di ogni chiesa parrocchiale, il passa-parola di tanti buoni amici e conoscenti. A tutti costoro rivolgiamo tantissimi grazie e per tutti loro desideriamo abbondanti le benedizioni dal Cielo.

E, prima di concludere, accogliete anche l’invito di invitare molti altri a registrare nel nostro sito, il loro eventuale indirizzo mail. Grazie ancora.

Luigino don

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