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Intervento del Prof. De Gasperis

Intervento del Prof. De Gasperis padreFrancesco_114_1.jpg (Art. corrente, Pag. 1, Foto ingrandimento)Sono arrivato dalla Terra Santa pochi giorni quindi vi posso dare delle riflessioni, degli spunti forse nemmeno completamente organizzati, forse c’è un’organizzazione, l’organizzazione della mia coscienza diciamo. Prenderle un po’ come dei flash cercandone poi la connessione nelle cose non dette. Comincerei con un’osservazione di carattere psicologico a cui tengo abbastanza anche in sede di esercizi spirituali di vita spirituale. Io credo che nella nostra vita siano più importanti gli abiti che gli atti, mi spiego. Gli atti sono degli eventi liberi, di intelligenza e di volontà in cui noi ci applichiamo in quel momento sì che poi una volta conclusi sono costituiti da quelli che sono i nostri abiti. Per abito intendo quello che è abituale in noi, anche se non è immediatamente cosciente, quello che c’è stabilmente nel fondo della nostra anima, nel fondo del nostro comportamento; l’importante non è solo quello che facciamo adesso ma quello che siamo abitualmente. In altre parole ciascuno di noi vive in un suo mondo, che ne sia o meno consapevole, in una sua organizzazione della realtà. Ciascuno di noi ha una sua filosofia della vita, una sua sapienza, in cui ha organizzato attraverso diverse esperienze e diversi atti che ha vissuto, ha organizzato il mondo in cui vive. C’è il mondo dei politici, c’è il mondo della gente comune, dei cardinali e dei monsignori, e c’è il mondo dei parroci di campagna, dei professore e degli operai, degli operatori della televisione e quello dei barboni che dormono nelle stazioni, non si tratta tanto di atti singoli, ma fa’ parte l’ambiente mentale e affettivo in cui uno vive. C’è il mondo dei genitori e dei figli, il mondo degli uomini e quello delle donne; noi siamo molto più presenti ai nostri atti. Mi fa molta impressione guidando i pellegrinaggi dove si arriva in un posto e subito tutti si disperdono a far fotografie di qua e di là prima di sapere dove siamo. Prima di vedere le cose si vogliono fotografare, questo tra l’altro mi sembra qualcosa di molto insipiente perché insomma prima guardiamo. Quello che è importante non è fissare una foto ma farsi modificare da quello che vediamo. Non è importante fare una foto e mettersela in tasca per vederla poi. L’importante è quello che stai facendo, quello che sei adesso di fronte a quello che vedi e che poi ti viene spiegato che cosa è, poi dopo alla fine se vuoi puoi prendere una foto e probabilmente prenderesti molto di meno se prenderesti disperdendoti se non conosci dove ti trovi. Ecco un esempio di questo primato dell’essere che dovrebbe prima di tutto animare la nostra vita, così i nostri atti. Così noi diciamo ad esempio anche ai bambini di prendere delle buone abitudini no! Perché voi capite che se io mi alzo al mattino e devo decidere se è il caso di alzarsi o non alzarsi, ci metterò un po’ di tempo prima di alzarmi. Mentre l’importante è che mi abitui ad alzarmi qualsiasi cosa succeda così quando è ora di mangiare, dormine, lavorare senza dove ogni volta fare un’elezione particolare se è il caso di farlo o non farlo, se farlo subito o dopo. Noi viviamo, molto più di abiti che di atti. Anche perché ripeto, che se prima di ogni atto dovessimo decidere e scegliere andremmo presto a finire in una clinica psichiatrica, SI VIVE per quello che si è. Ecco io applicherei questo alla Bibbia, alla nostra conoscenza della Bibbia. C’è certamente un primato della Bibbia, come si dice anche, Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, c’è certamente un primato della Bibbia nella vita della Chiesa, nella vita del credente, ma fino a che punto?

Fino a che punto la Bibbia è il nostro mondo? O la Bibbia è una delle cose che fanno parte della vita della Chiesa e del credente. Fino a che punto è l’orizzonte dell’esistenza cristiana? Tutti sappiamo che dopo il Conc.Vat II la Bibbia ha preso un grande posto più esplicitamente di prima credo nella vita delle comunità cristiane e del credente, oggi non è difficile, almeno in Italia, trovare l’ufficio divino, la liturgia delle ore nelle mani dei credenti e non solo nei sacerdoti e religiosi/e, e questo è certamente un passo avanti, ma la liturgia delle ore non è la Bibbia. La B. è presente in questo libro. Indubbiamente siamo stati abituati da diversi anni oramai a leggere la Scrittura molto più di prima, nella liturgia eucaristica, tuttavia la liturgia eucaristica non è la Bibbia. C’è l’ha presente la Bibbia ma non è la stessa. Allora il primato della Bibbia nella vita della Chiesa è il primato di Dio, della Parola di Dio, io non posso mettere il gruppo biblico insieme al gruppo missionario, caritativo, all’assistenza sociale, alla caritas. La Bibbia è la Parola di Dio agli uomini, al popolo di Dio. La Bibbia è completamente a parte, dovrebbe essere assolutamente sola a dominare la vita della Chiesa. E la Chiesa nasce dalla Parola. Bisognerebbe immediatamente discernere tra le varie cose che compongono la vita del credente e la vita della Chiesa, le cose di Dio e le cose degli uomini, tenendo presente una cosa, che psicologicamente si spiega, che noi siamo più facilmente attaccati alle cose degli uomini che a quelle di Dio, questo è normale.
Perché le cose degli uomini sono le cose nostre, sono più a misura nostra. Non è così raro che durante un’ora di adorazione eucaristica, o addirittura la celebrazione della Messa, qualcuno tiri fuori il rosario e recitarlo. E’ più facile dire il rosario che capire cos’è l’Eucaristia. E questo mi sembra importante applicarlo subito al nostro modo di leggere la Bibbia.
Diciamo più semplicemente di leggere i Vangeli, ma questo si può dire di tutta la Bibbia. Noi siamo stati abituati, e lo siamo ancora in parte, a partire dal catechismo o dalla teologia per leggere poi le scritture. Da qui nascono tanti problemi diciamo, facilmente descrivibili. Quando io dico che Gesù prega, chi parte dal catechismo o dalla teologia dice: “ma se è Dio che bisogno ha di pregare” ah va bene…prega per darci a noi la lezione di come si prega, prega per farci capire che è importante pregare, ma Lui per se non ha bisogno di pregare. Se Gesù è tentato, se Gesù è Dio che bisogno ha di essere tentato, fa finta forse di essere tentato per insegnare a noi, come si fa ad insegnare a noi a difenderci dalla tentazione facendo finta di essere tentato? Ma questo non è difficile trovarlo anche in molti padri della chiesa certe volte. Questa abitudine di partire dai dogmi filologici per leggere la parola di Dio questa è un’abitudine che si è radicata per diversi secoli diciamo, perché? Perché ai bambini si insegna il catechismo…allora il bambino conosce di certo più il catechismo che la bibbia, e quando si avvicina in questo caso alla figura di Gesù, seconda persona della S.S Trinità è Dio e uomo, quindi non può soffrire, non può patire…non può quando leggo queste cose dico o le interpreto appunto in questo modo pedagogico per noi, oppure vengono fuori tante difficoltà e l’unica soluzione che si è trovata qualche volta è…come Dio è così , come uomo è così ma allora…Chi è Gesù alla fine? Questo doppio comportamento, questo sdoppiamento della sua personalità certamente bisogna averne una conoscenza adeguata. 
Ho dato il corso di es. ai parroci di Roma, ed uno mi faceva notare, mi ricordava ed aveva la mia età, noi abbiamo studiato la cristologia, l’io di Cristo secondo la teologia di mons. Parente che era in contrasto con un altro prof. dell’università gregoriana, sulla coscienza di Gesù, senza un riferimento alla bibbia, ai vangeli, ma partendo dal fatto che in Gesù ci sono due nature, una persona dunque una coscienza o due coscienze una o due volontà….si può parlare di Gesù in volumi abbastanza consistenti, senza far un riferimento ai Vangeli…è se volete è all’estremo, questa metodologia di partire dai dogmi per interpretare la Bibbia, la Scrittura.
Dunque Gesù già conosce la sua passione, ha già visto il film della sua vita? Fin dai primi anni con i vangeli apocrifi? Lui sa già tutto?….Maria pure già sa tutto?….Allora vedete, come questo può svuotare completamente l’intelligenza della parola di Dio, mettendo appunto in prima linea l’elaborazione teologica che poi è stata fatta attraverso i secoli legittimamente, in conseguenza di tanti altri eventi, dottrine eretiche da confutare, mettendo tutto questo prima della parola stessa di Dio, che condizionandone l’intelligenza partendo da quello che invece gli uomini hanno elaborato.
Questo non è rispettare il primato della Parola di Dio nella vita del credente. Fra l’altro i catechismi passano…..c’è il catechismo del concilio di Trento, San Roberto, san Atanasio, Pio X, della chiesa cattolica di oggi… e fra 15 anni….La parola di Dio è sempre questa, non si può aggiornare. Quindi questa è una considerazione da tener presente, quando appunto si parla del primato della Parola nella vita del credente, e nella vita della Chiesa. LA CHIESA E’ SERVA DELLA PAROLA NON E’ PADRONA DELLA PAROLA. E l’azione dello Spirito Santo della chiesa sta proprio in questo che la chiesa non ha mai cambiato la Parola, anche quando la parola la giudica, anche quando la parola, forse non è compresa in modo adeguato, la chiesa è rimasta sempre fedele alla proclamazione della Parola, è qui la giovinezza della Parola di Dio perché è di Dio.
Vi dicevo prima, che il libro della liturgia delle ore non lo è e nemmeno il messale, la Bibbia va letta tutta, va letta sul serio, non tanto perché vada tralasciato nulla è chiaro, ma perché la Bibbia è fatta di libri, e quando noi diciamo che la Bibbia è Parola di Dio, è la Parola di Dio consegnata in opere o composizioni letterarie che noi chiamiamo libri. E un libro, va letto per intero, se è degno di essere letto, e va letto per intero, ripeto, non tanto per non lasciarne cadere nessuna frase , ma perché per capire ogni frase, bisogna capire tutto l’insieme. Se voi ricevete una lettera da un amico, non potete prendere tre righe e poi meditarle tralasciando il resto, non avete capito niente del discorso che vi sta facendo quello che vi ha scritto. Che poi questo diventi in certi casi, o in certe celebrazioni come dell’eucarestia, o come della recita della liturgia delle ore diventi o si evidenzi in giallo, può essere utile e lasciar che ognuno viva la Parola in un certo modo, ma bisogna partire dal contesto originario della lettera che è stata scritta. Come dice Girolamo: “la Parola di Dio è una lettera che Dio scrive agli uomini”. Quindi bisogna leggere tutta la Bibbia, e ogni libro della bibbia va letto per intero se si vuole capire il senso delle varie proposizioni che poi sottolineiamo. Non so se questa è l’abitudine normale dei credenti! Perché vedete, pensate ai quattro vangelo, che differenza c’è tra la moltiplicazione dei pani in Matteo, in Marco in Luca e Giovanni perché è un racconto che accomuna tutti e quattro gli evangelisti. Perché io lo sentito leggere durante la messa, ok va bene, o mi ricordo l’evangelista dell’anno adesso siamo in Matteo…che differenza c’è tra questo e quella di Luca o quella di Giovanni o quella di Marco. Si è ritagliata, diciamo una citazione e questo va bene nella celebrazione eucaristica. Ma questo brano deve essere letto conoscendo già il contesto, altrimenti si perde il senso profondo di quel brano che viene letto. Si dice che quando Gesù sulla croce grida, “ Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato” è un modo per far capire che Cristo sta recitando il salmo 22 o 21. Non è che dice una frase semplicemente, posso farne una discussione che immediatamente lo trasformo in dogma sul fatto che Dio ha abbandonato il figlio, quindi l’agonia di Gesù, posso fare tutta una teologia di questa frase. Ma prima di far teologia dovrei capire che Gesù sta leggendo quel testo, recitando quel testo del salmo di cui quella frase è soltanto l’inizio allora vedrete teologie differenti se teniamo valido tutto il salmo.
Leggere un libro, vuol dire non soltanto capire il testo, ma capire come l’autore presenta quel testo, capire il mondo dell’autore di Luca di Matteo di Marco, perché questa chiave della composizione fa parte della parola di Dio. Sul monte degli ulivi si trova sul chiostro del Pater il Padre Nostro in varie lingue e alla base dell’altare della grotta lo si trova in aramaico, come forse Gesù lo ha recitato. Ma quella non è Parola di Dio. Parola di Dio è il testo di Luca e di Matteo. Ma La parola di Dio è quella consegnata nella composizione di Luca o nella composizione di Matteo perché va letto in tutto il capitolo di cui fa parte, ed il libro e questo per sottolineare il fatto che l’espressione letteraria, la composizione letteraria di un testo nel libro, fa parte della comunicazione della Parola di Dio. Se una parabola è la risposta a una questione che viene posta, dal buon samaritano: “Chi è il mio prossimo?” per capire, devo capire tutta la domanda che vien fatta a Gesù e nell’insieme dell’opera a cui appartiene quella pagina. Questo per sottolineare vi dicevo, che la bibbia va letta per intero.
Stamattina Don Raimondo mi ha fatto una grande regalo, mi ha accompagnato a vedere la mostra delle icone russe a Vicenza. Ecco, ogni icona è una scrittura, presentata scritta,si dice scrivere un’icona non dipingerle, in una sintesi che è la figura che la contempla. Ma per apprezzare veramente ogni icona, io devo conoscere la scrittura, altrimenti si analizza solamente quanto si vede, l’oro o l’espressione dei volti e cosa comunicano. Ma per capire veramente che cosa viene rappresentato in quel Mistero che viene riprodotto dall’icona, io devo conoscere la parola di Dio che c’è dietro. Altrimenti sarò ri-colpito da certi particolari della scrittura dell’icona dove potrò leggerla anche senza fede, ma manco completamente del senso invece, della fede che ha riprodotto quell’icona.
Quando tanti anni fa chiedemmo ad una benedettina egiziana del monte degli ulivi, una delle iconografa più note che ci faccia l’icona del crocefisso con Maria, lei disse “voglio venire a casa vostra, conoscere la comunità che deve pregare davanti a questa icona, pregare con voi mentre io faccio l’icona, perché questa icona deve servire, non è una riproduzione artistica,no è qualche cosa che vi deve aiutarvi a pregare, ed io devo sapere che siete voi e poi pregare assieme a voi nella produzione perché venga fuori una scuola di preghiera in questa icona. Questo è un contesto diciamo, espressivo che bisogna tener presente, ma ancora una volta poi deve uscire da una conoscenza delle scritture, sia di chi prega aiutata dall’icona, sia da quello che scrive l’icona. Questo per dire che distinzione bisogna fare tra conoscenza della bibbia, della lettura di tutta la scrittura e liturgia per es. Il modo di pregare la liturgia con i testi biblici, con la composizione. Perché vedete, prendiamo l’omelia domenicale, spesso l’omelia viene fatta commentando un testo …il vangelo parlando di quel vangelo. Ma questo è un coinvolgimento molto grande della liturgia della chiesa, perché la liturgia domenicale è una composizione ecclesiale di testi biblici comprese anche le orazioni durante la celebrazione, salmo, alleluia. Non è il vangelo che viene letto, è il vangelo incastonato in tutta la composizione ecclesiale, e l’omelia deve rendere conto di tutta la composizione. Quindi è molto delicato, è molto difficile fare un’omelia vera, perché bisogna prepararla veramente bene, cercando in poco tempo, dato che l’omelia non dovrebbe durare più di dieci, quindici minuti, di dare il messaggio che la chiesa vuole dare quella domenica con quei testi, non il vangelo soltanto, anche perché il vangelo soltanto andrebbe letto all’interno di tutta la composizione dell’evangelista non della liturgia della chiesa. Questo per dire che se si legge un testo non tenendo conto della composizione in cui appare se ne perde una buona parte del senso, invece va ricercato in che modo quel testo va incastonato in quel messaggio che viene detto in quell’occasione. 
Quando dicevo che un libro va letto per intero, e quando dicevo che la bibbia va letta tutta, praticamente dicevo che bisogna leggere tutto l’antico ed il nuovo testamento. Ma questo vedete non lo prendete come una pignoleria, no! E’ essenziale per capirla prenderla tutta, come un tutto.
Nell’Apocalisse si dice che Gesù è il principio e la fine, l’alfa e l’omega. Se si usa l’alfabeto italiano si dice che Gesù è la A e la Z. Quindi dire che Gesù è principio e la fine, di che?! Come faccio a capire se Gesù è il principio e la fine, se non so che tra A e Z c’è tutto un alfabeto che devo conoscere per capire il primo e l’ultimo, altrimenti ultimo di che?! La risposta è Gesù, ma qual è la domanda? E’ proprio per capire Gesù devo sapere cosa c’è tra Alfa e Omega. Non solo, ma proprio perché noi siamo cristiani, bisogna fare una lettura di tutta la bibbia partendo dalla risurrezione di Cristo, la nostra lettura delle scritture non può essere soltanto dalla A alla Z come quella ebraica, che in fondo parte dalla A ma non è ancora arrivata alla Z, ma dev’essere un ritorno tra la fine, che ci ha rivelato, Cristo risorto, che ci spiega le scritture. E questo è molto interessante, perché se voi vedete i vangeli della resurrezione che non hanno niente di nuovo da dire se non, Mosè i profeti e i Salmi parlavano di meno. L’antico testamento non fa arrivare a Gesù, se bastasse l’antico testamento per arrivare a Gesù risorto, tutti gli ebrei sarebbero molto più cristiani di noi. Perché pensate che un bambino ebreo in una famiglia osservante incomincia a studiare a memoria la bibbia a cinque anni, e poi averla imparata tutta in ebraico, studia poi a memoria, la Mishnah, il Talmud e la Ghemarà, per cui a 22 anni sa già a memoria tutta la Bibbia e tutta la sua tradizione ebraica; eppure la scrittura partendo dal principio non porta fino a Gesù. 

Gesù è veramente una cosa nuova, una novità.Però Gesù risorto, per far capire chi è, e per farci partecipare alla sua identità, non ha nulla di nuovo da dire se non: “partendo da me rileggete le scritture”. Questo vedete è un’operazione che andrebbe ben capita. Un’esempio.

Immaginiamo un libro poliziesco, un giallo che valga la pena di esser letto. Quando avete letto i primi capitoli, se è ben fatto, vi da l’impressione chi sia il colpevole. Poi vedete che al capitolo seguente vi da un'altra indicazione , colpevole ecc…e fino all’ultimo la trama si complica. E’ chiaro che se non leggo ogni capitolo, per capire il filo rosso che tiene unita la trama non posso capire la vicenda. Questa è un po’ come la lettura ebraica delle scritture, ed in un certo senso è più attenta, più precisa anche ai dettagli, in quanto potrebbero essere quelli conclusivi di chi già sapesse come va a finire. Questo rende più attenti, ma anche far mancare per esempio; un ebreo non da tanta importanza alla storia di Giuseppe, perché è una figura un po’ ambigua perché si svolge in Egitto e non nella terra di Israele, perché Giuseppe ha sposato una moglie egizia, un uomo ambiguo per gli ebrei per il rapporto con i fratelli. Mentre per un cristiano la storia di Giuseppe è fondamentale, perché è una delle storie più vicine a Gesù, fratello scartato dai fratelli, che diventa invece colui che riconcilia la famiglia se non addirittura tutto il mondo, la genesi finisce con una riconciliazione universale, una sorta di commonwels attorno al Patriarca di Israele che ha in mente la sua famiglia e poi la salvezza dell’Egitto, una missione cosmica ed escatologica. 

Mette che un cristiano, abbia lo stesso libro e dice, “vado a vedere come finisce”…..ma se non ho seguito tutto il processo, non ho letto , ma so solo un nome, non ho capito la struttura…e vi dicevo che la struttura del libro fa parte della Parola di Dio. Quindi la ricerca del colpevole, la ricerca dell’individuo che mi interessa, fa parte della rivelazione che mi conduce attraverso tante svolte, che piano piano far uscire il vero nome.
Se il libro è degno di essere letto. Allora bisogna leggerlo tutto fino alla fine, e poi dalla fine raccogliere questa struttura e rileggerlo attentamente e riconoscere i vari passaggi. Qual è il vero filo di questa storia? Perché questo è importante, più della storia stessa. I libri non sono fatti solo per dei bambini, chi lo racconta deve capire come nasce e come si svolge la storia,e questo è l’importante della letteratura diciamo!

La Parola di Dio sta nella composizione, quindi questa è la lettura cristiana che Gesù fa fare delle scritture, avete incontrato me, e l’incontro con il risorto non si deduce da nessuna scrittura. L’incontro con il risorto è l’evento capitale della fede cristiana. Ma per capire questo evento, per capire chi abbiamo incontrato, chi è, quello che abbiamo incontrato, bisogna rifare tutto il cammino che ha portato a Lui e custodire bene tutti i passaggi. Quindi, se quello che mi interessa è davvero il Cristo risorto, io devo rivedere tutto il modo con cui Dio mi ha comunicato il Suo messia, in che modo Dio ha preparato il Suo messia. Se non faccio questo mi creerò io un Cristo mio, partendo allora da me, allora dirò come è successo che il Cristo è il liberatore, partendo dal concetto di liberazione che io ho. E mentre il libro dell’Esodo è un capitolo che prepara la liberazione del calvario, io ritorno dal calvario all’Esodo e mi fermo all’Esodo come è successo per alcuni teologi, nel filone della teologia della liberazione, l’importante è il Cristo liberatore, ma l’idea della liberazione l’ho prodotta io. Partendo da quello che mi serve oggi, in mezzo alla gente di oggi, beh allora mi faccio un Cristo a modo mio fino ad un certo punto, oppure parlo di Cristo sapiente, filosofo, o come mi pare, se non è il Cristo prodotto dalla preparazione che Dio ha fatto per noi. Quindi bisogna metterci in testa, che conoscere il nuovo testamento senza l’antico è una bugia, è una deformazione, e noi cattolici siamo molto responsabili di questo, perché io trovo che molte persone non sanno niente dell’antico testamento.
Nelle chiese orientali, non si legge mai l’antico testamento nell’eucarestia. Mi sono trovato quindici giorni fa per degli esercizi in una comunità greco cattolica, gli ho detto, io non vi posso celebrare la messa in un altro rito, ma latina….a certo va bene…Allora prepariamo la messa, oggi la prima lettura è dal libro delle cronache, ma noi non leggiamo il libro delle cronache, noi si! Non pensiamo che i greci cattolici o orientali, non leggano l’antico testamento, non lo leggono nell’eucarestia, lo leggono i sacerdoti nella recita dell’ufficio divino. E questo significa che c’è tutta una comunità cristiana che non ha mai sentito leggere l’antico testamento nella celebrazione eucaristica. Questo è anche uno dei problemi tra Israele e Palestina, in quanto i cristiani arabi anche cattolici, non hanno mai preso sul serio l’antico testamento. Siamo andati a trovare una famiglia di un seminarista in Galilea che studia a Roma e quindi abbiamo portato i saluti ai suoi genitori, venivamo dal deserto…abbiamo riletto il libro dell’Esodo, l’Esodo? Ma allora voi non siete cristiani! Come far capire a queste comunità, che gli ebrei hanno qualcosa a che fare con il loro paese, e questo da parte delle chiese, da parte dei vescovi anche se sono problemi di carattere politico. 
Quale fede cristiana costruiamo noi nelle nostre comunità se non teniamo conto di questo. Questo vedete, vorrei spiegarmi bene; la fede che la bibbia ci propone, è la fede in una storia, non in una dottrina, e l’antico testamento ci assicura come un àncora, che noi siamo parte di una storia, di una storia particolare. Il cristianesimo non è deducibile dalla ragione umana. Il cardinal Martini con cui vivo e fa parte della nostra comunità, lui insiste continuamente dicendo che è un miracolo che noi crediamo. E’ un miracolo che oggi nel mondo ci siano credenti che credono a quello che crediamo noi. Perché se noi ci presentiamo all’uomo di oggi, parlando che siamo impegnati per la giustizia, che siamo impegnati per la pace, per i poveri, beh questo ancora si capisce. Ma se noi andassimo a spiegare davvero che crediamo nella Trinità e nell’incarnazione del Figlio di Dio nella nostra carne, se noi andassimo a raffrontare davvero quello che crediamo, nessuno ci ricovererebbero in ospedali psichiatrici. Ma vi rendete conto? Voi credete in un Dio fatto uomo, in un uomo che è figlio di Dio, e quindi ad un certo senso vi espropria dalla vostra umanità, perché si propone come umanità compiuta. Se Lui ha posto le sue tende fra di noi, vuol dire che io devo prendere la mia tenda, e andarmi ad accampare vicina alla Sua, perché quello è l’uomo. Quello è l’uomo pensato da Dio, secondo Dio. Quella è la mia identità, ed io non posso esser altro che suo discepolo per quello è un miracolo che crediamo a queste cose. Perché la fede è un miracolo, non è la conclusione di un ragionamento, non è una dottrina, è un evento che è avvenuto nella storia che avviene nella storia. C’è un popolo di Dio che cammina nella storia ed è Israele, e noi siamo stati aggiunti come discendenti degli apostoli, aggiunti a questo popolo e camminiamo nella storia con la stessa fede, anzi con una fede ancor più compiuta perché conosciamo anche il nome del messia d’Israele.
Se tolgo l’A.T., il cristianesimo diventa una dottrina. Ed è quello che voleva fare Hitlher il quale voleva distruggere l’ebraismo ed il cristianesimo. Ha cominciato a dire, facciamo fuori l’ebraismo e fondiamo una chiesa germanica neotestamentaria senza l’antico testamento, ma questa era un’operazione per eliminare poi il cristianesimo stesso e portare l’Europa al paganesimo originario. Quindi dicevo, la nostra lettura della Bibbia, deve cominciare dal Cristo risorto, se non siamo di origine ebraica. Ma il Cristo risorto mi conduce a ricordare e a capire come Lui porta a compimento le varie tappe della storia biblica, ma per capire come Lui porta a compimento devo conoscere le tappe. Se non conosco quello che ha compiuto, non conosco nemmeno Gesù. Già del fatto che parliamo di nuovo testamento, presuppone che c ne sia un altro prima. Chi ha fatto esperienza di questo è immensamente ricco, leggere l’Antico testamento partendo da Cristo risorto. Nella trasfigurazione secondo Luca si dice che Mosè ed Elia parlavano con Gesù sulla montagna dl suo esodo che doveva portare a compimento a Gerusalemme, purtroppo nella letteratura italiana hanno messo dipartita, ma non è l’esodo, tale parola è troppo importante nella bibba. Questo vuol dire che l’esodo appunto di Mosè, va a finire nella passione, morte e ressurezione di Gesù. Ma devo capire allora che cosa va finire nella passione morte e ressurezione di Gesù, è l’esodo di Mosè. Quindi sono invitato fare una lettura cristiana della libro dell’Esodo, e non posso sostituire Mosè con Gesù per capire Gesù, no! Mi interessa proprio Mosè per capire chi è Gesù.
Che cosa vuol dire compiere, non vuol dire sostituire, vuol dire trovare l’ultimo significato di Mosè in Gesù, perchè se appare nella Sua gloria assieme a Mosè ed Elia vuol dire che Gesù mi aiuta a capire chi è Mosè ed Elia e viceversa, prendendo ognuno per quello che è non sostituendo.
Nell’antico testamento è ricchissimo e visitato continuamente dal quel problema della relazione tra le culture umane e la fede divina. Tutta la storia d’Israele in mezzo alle nazioni, che poi è della Chiesa in mezzo alle nazioni, è visitata e dilaniata anche da questo problema, una fede che viene da Dio ma che deve essere vissuta nella carne di uomini che vivono nella storia. E questa carne è visitata e costruita intorno a delle culture umane. Che relazione c’è tra la Parola di Dio e le culture umane, come si vive la Parola di Dio tra le culture degli uomini. Israele ha dovuto vivere in mezzo ai Cananei, Filistei, greci , assiri, babilonesi….come la chiesa. Ed oggi deve vivere in mezzo alla gente di questo mondo, e proprio in questi giorni abbiamo avuto la dimostrazione lampante come si può far confusione tra la vita politica, ecclesiale che cosa deve fare un vescovo, un papa il quale può parlare e non può parlare…questi problemi poi in Italia sono il pane quotidiano. Bisogna che appartenga al nostro mondo, che questo modo con cui la bibbia presenta il fatto che il popolo di Dio è veramente presente nella storia, tuttavia è presente non come le nazioni …questo è uno dei problemi più forti.
Con il card.Pepe pochi giorni fa in Terra Santa parlavamo di problemi notevoli delle chiese medio orientali, mi diceva: “ io ho parlato con un vescovo africano a proposito di problemi tribali e nelle varie caste” dico: “ ma se uno è cristiano, prima di tutto è un cristiano, e questo vescovo mi ha risposto eminenza: “prima viene il sangue poi la fede”.
E io ho sentito non uno solo, dei sacerdoti palestinesi dire; “ io prima sono arabo e poi cristiano”. E allora? Allora essere cristiano diventa un capitolo del mio esser arabo? No ! Vedete com’è necessario appunto che il cristianesimo non diventi un aggettivo della mia umanità, ma diventi un rinnovamento totale della mia umanità ..io prima sono cristiano e poi sono italiano! 

Ma se tutto questo è vero, allora direi anche queste iniziative il sinodi dei vescovi sulla parola di Dio e della vita e della missione della chiesa, questo modo di leggere la Bibbia, questa familiarità che ci fa passare dall’A. al N. testamento e viceversa, questo far diventare il mondo di Dio il nostro mondo abituale, quello che noi possiamo estrarre , i criteri di discernimento spirituali…che cosa c’è dietro a questo problema che si produce nel sonno della nostra chiesa di oggi, che questo non è nuovo e ha delle radici nella parola di Dio , e la parola di Dio ci può illuminare, anche se non ci da le soluzioni belle e fatte e confezionate. Bisogna che tutto questo diventi popolare, che non sia un fatto di elite, che non sia nella vita parrocchiale o diocesana affidata alle persone di Chiesa, dev’essere l’occupazione di tutti, non si può mettere questo tra le varie cose, bisogna al contrario nemmeno riservarlo ad alcuni esperti, ma bisogna che diventi piano, piano il pane quotidiano del cristiano del credente, del credente! Se poi ci sono gli atei devoti, questo è un altro discorso, sono affari loro…ma chi ci crede, deve vivere non aderendo ai valori cristiani a tratti, ma alla storia del popolo di Dio. E la storia è radicata su questa Parola che non è una parola umana, non è il frutto della coscienza dell’uomo, non è il fondo dei nostri bisogni psicologici, no, no ! E’ una parola che viene dal Sinai, che viene dall’alto, che viene dal Signore , e a cui io rispondo Credo, cioè mi affido a questa parola, la faccio mia, mi metto alla sua sequela, mi aggiungo al popolo presente. E voi mi pare a Vicenza almeno, per quanto io ne so, conoscendo alcuni dei sacerdoti, voi avete anche la grazia di prendere sul serio anche la conoscenza della Terra bibblica , so che molti di voi vanno anche in Pellegrinaggio. Questo è molto importante perché la geografia va insieme alla storia, non c’è storia senza geografia. E il fatto che con la storia ci sia la geografia, questo ci aiuta a capire proprio, che la fede non è un’estrazione ideologica della condizione umana, ma è qualche cosa di contingente se volete, cioè che non è deducibile dalla natura umana. La nostra fede, che poi nella nostra natura umana ci sia una disposizione per essere e diventati credenti per cui è molto difficile che un uomo non sia orientato a credere anche se si definisce ateo. Questo è un discorso più filosofico, ma la nostra fede non è un’ideologia, se perdiamo il senso della storia allora diventa ideologia allora non è più fede cristiana, non è più fede biblica.
La Torah del Signore, dl Sinai non è la legge naturale della coscienza umana, è la Torah che viene dal Sinai . E Giovanni Paolo II ci ha dato una lezione di come si legge la Bibbia, proprio perché ha voluto ricominciare da Ur dei Caldei (in vaticano) e poi è andato al Sinai…l’unico papa che da papa sia andato al Sinai e ha deluso alcuni teologi che dopo il discorso della montagna, non vale più il Sinai..Mosè è superato c’è Gesù!? No! Ha fatto tutto il percorso, e questo è una grande lezione di come si legge la scrittura. E non si può arrivare alle Beatitudini senza essere passati per Gerusalemme, per il calvario , per il Sinai per il Nebo. Vecchio com’era , tremolante con il bastone, però ha rifatto tutto il cammino.
Allora capisco subito che qui, no non c’entra niente la mia coscienza, qui c’è un insegnamento che mi viene da Dio e che poi deve diventare mio, ma certo si, si! 
La Bibbia ebraica vedete è fatta di Torah, profeti e salmi, e sapienza. E’ la Torah che viene da Dio, che poi il profeta mi spiega e poi diventa anche mia sapienza, dove la mia sapienza umana è visitata , purificata, trasformata dall’intelligenza della Parola di Dio che diventa mia filosofia, ma non perché è nata da me, ma perché viene da Lui.
Quindi questa adesione alla storia e alla geografia, alla storia rivestita di geografia, o di geografia rivestita di storia, a una lettura non solo della Parola, ma anche della Terra, questa è una garanzia, appunto, perché siamo nella fede storica di Gesù. Nel fatto che Gesù è davvero uomo, e se uomo appartiene ad un popolo, perché non si può essere uomini senza appartenere ad un popolo, senza parlare una lingua, senza abitare in un paese, senza partecipare ad una storia e che il verbo non è che si è fatto uomo semplicemente, il verbo si è fatto ebreo in un certo paese in un certo tempo, e Gesù è un ebreo resuscitato. Come questo sia immaginabile questo è meglio non precisarlo ulteriormente perché le cose del resuscitato, del risorto sono affermazioni di fede che non sono immaginabili. Ma se Gesù risorto è ancora il figlio di Maria, vuol dire che è ancora nella carne risorta, gloriosa, figlio di Dio e anche figlio di Maria e anche Maria assunta in cielo è una donna ebrea glorificata. Il che significa che la nostra carne sarà vivificata sarà glorificata, che entreremo nell’eternità venendo dalla storia e mantenendo, ripeto in un modo non immaginabile, la nostra storicità. Che vuol dire che quelli che si sono amati sulla faccia della terra continueranno amarsi con quella dimensione di carità, che la loro vita nella carne li ha aiutati ad esprimere durante l’esistenza terrena. Vuol dire che quello che stiamo vivendo oggi nella carne, non è una perdita di tempo, non è cosa che alla fine butteremo via no, no! Il nostro corpo sarà glorificato come glorificato quello di Gesù e di Maria. Bisogna prendere sul serio la Storia, non siamo natura soltanto, la natura è fatta per diventare storia, la creazione è fatta per diventare Alleanza, e la ragione è fatta per essere visitata dalla Parola.

Domande: 

Come riuscire a comunicare la Parola popolarmente non solo da un punto di vista cognitivo, ma anche cambiare le nostre vite, le relazioni il nostro mondo…senza scadere o nel banale, o troppo cognitivo, praticità o contemplazione.

Ma leggere la bibbia ok, leggerla tutta ma non è un privilegio di pochi? 

In fatto io ho detto che non deve essere per i pochi, ma popolarizzata come guida di vita e non come biblisti. L’esperta della bibbia vera è Maria di Nazareth che lo ha portato in seno, è chi la fa non chi la sa! 
È vero, è bene segnalarlo, che dopo il Vaticano II l’interesse per la fede, l’interesse per la Religione Cristiana, da parte dei Cristiani, ha preso una tendenza prevalentemente conoscitiva…..mi devo impegnare, allora mi iscrivo a dei corsi..no! iscriversi a dei corsi non serve a niente per vivere le cose che studi, purtroppo è così. Oggi l’insegnamento non è pratico, è molto più teorico. E questo non è l’ultimo modo di leggere la bibbia. 
Quando dicevo popolarizzare, significa che questa parola è fatta per vivere, non per viverla soltanto ma per vivere noi . Ora questo è un problema fondamentalmente pastorale. Io credo che tutto nella Chiesa dovrebbe essere rivolto a questo, anche quando ci si occupa di carità, poveri, ma però bisogna che questo sia biblico. Chiamati ad un’orizzonte biblico non separatamente ….non so se è così difficile che debba diventare un fatto di pochi. Per es. i protestanti conoscono la Bibbia molto meglio di noi, però quanta conoscenza !! Poi viviamo in una coltura visiva dove si dovrebbe con qualsiasi mezzo dare una conoscenza totale della Parola di Dio, e non basta dire che è importante, bisogna sapere cos’è questa parola di Dio!! 

Parola di Dio non è soltanto discorso di Dio, parola in ebraico “dabar” significa prima di tutto cosa, evento, fatto. Dio non parla con il megafono, ma facendo Storia nella nostra storia, producendo storia, poi questa storia aiutati a discernerla allora abbiamo anche un discorso, che illumina i fatti che ha prodotto. Nei nostri gironi, Dio ha parlato con Giovanni XXIII con il concilio….lui stesso non sapeva bene cosa doveva servire…intanto c’è! Dovremmo rispettare questa parola dl nostro tempo….e noi che cosa ne abbiamo fatto. Come popolarizzare è un problema attuale e ci vuole tempo. Pensate alla lettera sull’ecumenismo di Giovanni Paolo II 1.33….

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