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Laboratorio elaborazione del lutto con Padre Peter Grūber

Laboratorio elaborazione del lutto con Padre Peter gruber_117_1.jpg (Art. corrente, Pag. 1, Foto ridotta)Il laboratorio, proposto da Villa S.Carlo, ha trovato lì anche il suo svolgimento dal 14 al 15 marzo scorsi.
Descrivere l’esperienza del percorso, del viaggio vero e proprio, con Padre Grûber, è molto difficile. E’ un’esperienza che si può soltanto vivere e difficilmente raccontare. Proverò a tracciarne le linee principali, soltanto per dare un’idea e lasciare poi alle parole dei partecipanti il compito di donare in pieno l’esperienza vissuta.
Guidati dal profeta Elia abbiamo intrapreso un viaggio dentro noi stessi, dal concepimento nel grembo della madre, fino alle montagne taglienti delle rabbie sepolte, la palude di tutte le nostre lacrime, la nebbia e i gas tossici delle voci che ci sussurrano di arrenderci, che non ne vale la pena, il ghiaccio delle nostre paure, il lago dei nostri lutti. Siamo passati accanto e all’interno del nostro subconscio, scivolando, ben stretti tutti insieme in una cordata sicura e forte, per uscire e tornare alla realtà, guardando con occhi nuovi tutto quello che c’è dentro di noi, sfiorando senza mai fermarci, per non essere bloccati da quello che abbiamo trovato.
Abbiamo fatto il rituale del fuoco e della purificazione per dare forza alle nostre intenzioni, per prendere coscienza delle nostre possibilità e volontà. Padre Grûber ci ha fatto disegnare, per palesare l’interiorità che ci accompagna e che non viene mai a galla, per interpretare con noi e dare un nome ai sentimenti, ai ricordi, alle emozioni e renderci quindi consapevoli. La forza nuova e la gioia che si trae da tutto questo lavoro è ben descritta nel feed-back di fine corso che ho trascritto:

“…Ho provato accoglienza e rispetto, si arriva a toccare qualcosa dentro di noi di molto profondo e a volte sconosciuto. E’ stata un utile verifica con me stessa e con gli altri. Un’esperienza forte, che costa anche sofferenza, ma nella condivisione con tutto il gruppo e nel sentire anche le sofferenze degli altri, si trae un aiuto e una carica molto forte…”

“… Io non volevo venire, sono stato in qualche modo trascinato…Ma sono rimasto sbalordito dalla profondità della conoscenza reciproca a cui siamo arrivati, all’aiuto vero che ci siamo scambiati… Mi è rimasta impressa e mi ha toccato molto la frase prima di iniziare il viaggio: Uno per tutti, tutti per uno. Perché ho capito che il mio problema diventava realmente il problema di tutti, mi sono sentito importante e capito…”

“…Ho vissuto in questo gruppo un equilibrio perfetto, ho sentito una sintonia tra tutti, mi sono sentita accolta e capita profondamente come se fossimo un gruppo di persone che condividono un’amicizia da anni. Ognuno ha donato se stesso agli altri con fiducia e completo abbandono… Più che fratelli!…”

“…E’ stata una bellissima esperienza. Ho sentito con tutti un’amicizia profonda e mi sono sentita unita agli altri nello spirito. Ho sentito la forza della cordata, la compagnia di persone molto vicine…”

“… Sento che ci siamo fatti del bene. Abbiamo lavorato nella dimensione dell’essere e non del fare. Sento come se il mio cuore si fosse allargato…”

“… Ero venuta qui con un grande fardello, con un grosso peso dentro, per trovare delle risposte. Ho incontrato persone umili e semplici come me, che hanno condiviso i loro dolori, i loro lutti. Ascoltando le loro esperienze, mi sono riconosciuta, ho percepito che non sono sola. La nostra vita è come un mosaico di tante tessere, ogni compagno ha portato e condiviso qualche tessera del mosaico, così che nell’insieme sono stati toccati quasi tutti i punti dell'essere.
Ho potuto dar sfogo alla mia debolezza, ho potuto lasciarmi andare anche al pianto, perché mi sono sentita accolta, abbracciata dal primo all’ultimo momento. Ognuno era disponibile ad essere vicino all’altro in ogni momento. Forse ora ho un po’ di confusione e devo mettere ordine nella mia testa, ma ho sentito in questo cammino tanto amore, ho sentito un unico spirito che ci univa…”

“…Avevo già partecipato ad un’esperienza simile, senza però dar spazio alle opportunità di apertura che mi erano state offerte. Questa volta mi sono sentita libera di partecipare, di aprire completamente il mio cuore, perché ho sentito una comunione e un’accoglienza che non avevo mai provato…”

“… Pregherò affinché ognuno possa portare a casa questa esperienza, affinché possiamo dar più valore al tempo e alle cose del futuro. Ho sentito in questi due giorni un’attenzione e una disponibilità fuori dal comune. Io credo che noi siamo stati favoriti, nell’incontrarci in questo luogo privilegiato, nell’essere così presenti e vicini fino in fondo. Grazie a questa esperienza ho potuto dire ed esternare cose che non avevo mai detto. Io sono un persona molto chiusa…”

Conclusione di P. Grûber

Ogni gruppo che si forma è un’avventura, è una cosa diversa e unica, non so mai chi incontrerò, cosa ognuno porta con sé. Mi chiedo sempre: “Ne sarò capace ?” Queste sono un po’ le ansie che mi accompagnano ogni volta che devo iniziare un nuovo viaggio, penso che non dovrei averle dopo tutti questi anni, ma non posso farci nulla. Io ho sempre un progetto, un sogno quando inizio e non sono riuscito a realizzarlo completamente. Più faccio questo seminario, più mi accorgo che c’è bisogno di dare tempo alle persone, di dare respiro ai racconti che ognuno fa. Mi chiedo come suddividere il tempo affinché questo progetto sia il vostro progetto e non il mio. Per me è sempre un’esperienza che io vivo con voi, che mi arricchisce profondamente, io sono stato a scuola da voi e voi siete stati i miei professori. Questo è potuto accadere perché voi avevate una grande fiducia in me ed io in voi. Mi ha molto sorpreso la vostra capacità di donare senza chiedervi se avreste ricevuto, ognuno ha portato il proprio vissuto come un dono per gli altri, un dono da condividere appieno.
Mi porterò a casa una domanda: perché non è possibile portare esperienze come questa anche nei gruppi di lavoro degli ospedali, dove si calcola solo il fare e non si dialoga veramente, considerandolo tempo perso? Qui si capisce e si sente che non è tempo perso se si parla e si approfondisce della propria vita. Quello che voi mi avete e vi siete dati non si può dare in trenta conferenze, perché è un qualcosa che non è stato scritto da nessuna parte, è un qualcosa che rimane dentro di noi, quello che abbiamo vissuto è un’insegnamento che non ha eguali.
Questa esperienza sarà intessuta profondamente in me e in voi, perché questo gruppo è stato molto aperto.
Sono rimasto molto colpito dalle coppie, perché entrambi hanno parlato e si sono aperti, solitamente parla soltanto uno dei due, qui invece ognuno si è sentito libero di aprirsi anche in presenza dell’altro.
Devo infine ringraziare anche Elia il profeta, che io ho scelto come guida e che ci ha accompagnato silenziosamente in ogni nostro passo.

Mauro Fes

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