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Newsletter - Novembre 2022

°   E’ sempre un po’ triste questo mese, si creda o non si creda, alla “sorte/destinazione” dei nostri cari defunti e dei defunti di tutti. A riguardo della morte, sempre più tabù, c’è una poli-valenza di convinzioni impossibili, su cui ci si attarda in mille modi, o si chiude ogni parola, ancor prima di pronunciarla. Chi ha ancora il desiderio di un rimando, trova due concezioni ancora in auge: la prima di più.

  • La morte, come se fosse appena quella biologico-organica, è il frutto pagato per il peccato. Quanto la richiama di sofferenza, di ansia, di paura, nasce per lo stesso motivo nella vita di ognuna/o. Stai scontando i Tuoi peccati.

Gesù ne avrebbe pagato il prezzo più alto. Sarebbe stato incaricato di garantire il Padre attraverso la propria sostituzione vicaria. Il Padre avrebbe preteso che il Figlio, a nome dei peccatori di ogni specie e a nome di tutte le creature, avrebbe calmato il Padre Dio per il male della massa peccatrice che è l’umanità tutta. Solo il Figlio avrebbe potuto ammansire il Padre per la sua collera verso l’umanità. L’umanità poi avrebbe aggiunto quanto la faceva e la fa soffrire, per rendere più personale il bisogno di riscatto e la redenzione che il Figlio attuò per tutti. E’ una soluzione ancora diffusa, ma secondo me, non ragionevole e condivisibile nel suo insieme.

  • Alla maniera di S.Francesco, la morte è sora (= sorella). E’ comunque legata alla vita, e questa legata al tempo, non può essere interminabile. Anzi, apre le porte della vita. Ogni persona porta nel proprio cuore una scintilla che non si potrà più spegnere. Si chiama uiothesìa. Ci dice che siamo figli divinizzati, filii in Filio. Siamo quelli che siamo, ma questa scintilla è il pretesto per Dio il Padre di accoglierci tutti nel Paradiso. Per la nostra ulteriorità, in una condizione di vita del tutto nuova, misteriosa, noi diventiamo partecipi del Regno dei Cieli.

A questo riguardo, ricordo due traduzioni del credo: credo la risurrezione della carne. Il testo greco porta ek tou sarkou (= risurrezione dalla carne). E se ne capisce il motivo. La carne è l’aspetto più fragile, più precario, più fatiscente, più esposto al male, anche come peccato, più corruttibile… Anche in questo caso, abbiamo risurrezione ek ton nekròn (= dai morti), non dei morti. Si può ancora aggiungere che sarkos (= carne) e soma (= corpo), son termini che spesso si equivalgono. Quindi la condizione ultima nostra che, già di suo, non ha più a che fare con categorie spazio-temporali, religiose (Tempio e quanto vi si collega), sarà sostanziata soltanto dall’amore agapico (= amore di agape) è quello proprio di Dio che ce lo partecipa (= O Theòs agàpe estìn = Dio è agape). Si tratta quindi di una condizione molto misteriosa, che è del tutto impossibile configurare, dettagliare, descrivere e quant’altro, ma solo contemplare e zittire (mistero, deriva da muein: vuol dire stare a bocca chiusa). Su questa terra ne possiamo cogliere solo il desiderio affatto irraggiungibile, proprio perché ne rimane sempre insaziato il cuore nostro di esserne fatti partecipi, grazie alla gratuità incondizionata dell’amore di Dio che tutti desidera averci, e quindi salvarci.

°   Stiamo ultimando, con grande soddisfazione, il corso in programma su “sorella morte”, tenuto dalla psicologa e tanatologa d.ssa Monica Cornali. I presenti son più di una trentina e seguono davvero con vivo interesse e partecipazione. Immagino che, risvegliando il proprio cuore su questi temi/problemi, ci si accorge meglio che conviene accoglierli e prepararci soprattutto, più che a discutere, a procurar loro migliore prospettiva per il proprio esistere di ora, in vista di quella che chiamiamo in gergo ancora “vita eterna”.

°   Richiamo ora brevemente alcune ricorrenze cui sarebbe bene offrire la propria migliore ospitalità:

  • Giornata del ringraziamento: cade il prossimo 6 novembre
  • Giornata mondiale del povero: sarà per il 13 p.v.
  • Festa di Cristo Re: chiude l’anno liturgico il 20 p.v.
  • Il 26 inizia il provvido periodo di avvento. Ci prenderemo tempo, come sempre, per ricordarci che, sulla 1^ venuta di Gesù, una vera speciale Sua avventura, siamo invitati a tener fisso lo sguardo su di Lui, datore di vita eterna. La sua nascita da Maria, ci richiama l’unica nostra ultimativa nascita, quella più decisiva, che è la nostra nascita in Cielo.
  • Ognuna di queste ricorrenze meriterebbe qualche cenno che riuscisse a non lasciarcele sfuggire per nessun motivo. Ci aiutano, in realtà, ad alimentare lo spirito che facilmente langue, o che lasciamo, troppe volte, in totale abbandono. Potremmo, scegliendone anche i tempi più adatti, favorirci qualche lettura del come i santi hanno trovato il segreto del “buon vivere da cristiani convinti” e sentirci provocati salutarmente a fare altrettanto.
  • Lasciarci coinvolgere, quanta più è la dispersione caotica in cui spesso ci trasciniamo, a tenere in mano, e non per passatempo, ma per darci buone occasioni di rivedere e di ripassare il nostro modo di vivere, qualcuna cosiddetta loro biografia, da cui possiamo attingere in particolare quella coerenza che annodi il nostro quotidiano di più al Cielo, unica nostra vera destinazione.

°   Anche novembre è ricco della esemplarità di parecchi sante e santi. Dimenticarci, o bleffare le loro storie di vita, intacca e ferisce le loro generose testimonianze. Ci troviamo a specchiare la vita su quel che capita, senza discernimento necessario. Si tratta di una sconfitta non di poco conto. Perdiamo il meglio del nostro orientamento sui passi di Gesù. Prescindendo da Lui, diventiamo men di niente da ogni punto di vista. Diventiamo correlati appena ad un mondo che passa con tutte le vanità con cui tende di continuo ad ammaliarci, purtroppo, senza alcuna sana e utile prospettiva. La maggior parte delle volte, infine, soltanto umana, se non anche sub-umana.

I “morti” son più vivi che mai. Che non succeda che,

da vivi, ci si trascini spenti, da morti in piedi, da umani davvero ingrati e degradati!

Luigino don

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