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Newsletter - Maggio 2018

°   Maggio apre con Lei e, per tutto il mese, in tante forme, molte persone si radunano volentieri insieme, anche con qualunque tempo, per onorare la S.Madre Maria con le invocazioni più antiche e più legate al fervore dei semplici.

     Il tempo di Maria sarebbe l’Avvento, quando anche Lei vive, tra difficoltà, perplessità, ma con molta gioia intima, il tempo per diventare Madre del più bello tra i nati di donna. E mentre scorrono le Ave e, in conclusione, le Litanie, anche chi insegue altri pensieri, chi risente del peso della fatica, delle preoccupazioni, della stanchezza, avverte il bisogno di muovere le labbra, nel desiderio che l’amorevole intercessione di questa Madre bambina, abbia uno sguardo più sereno anche per lui, che gli tenga buono un po’ di aiuto, un po’ di ferme rassicurazioni.

     Richiamare la concomitanza con la festa delle mamme, mi pare di doverla considerare e da non sciupare, al solo pensiero di quanto, come dopo-lavoro, le mamme si trovino, e magari in esclusivo, a gestire l’altro più esigente lavoro che riguarda la casa, con tutto quello che comporta, soprattutto quando i figli sono ancora in tenera età.

     La proposta è tra le più semplici: perché non una preghiera per tutte le mamme, soprattutto le più disgustate, e poi moltiplicare i grazie, non per abitudine pur bella, ma di quelli che salgono direttamente dal cuore, incontenibili, magari accompagnati da un sereno e lieto bacetto.

°   Poi, sempre che ci stiate, vorrei dirVi dell’ultima esortazione apostolica di papa Francesco: “Gaudete ed exsultate”. A mia impressione, si potrebbe leggere tutta d’un fiato, anche se non basterebbe poi una vita per assimilarla e trasformarla in esistenza quotidiana. E’ breve, semplice, accessibile soprattutto ai più semplici. Suona come invito insistente, come chiamata urgente alla santità. Il Papa ci fa intuire che c’è soprattutto tanta santità nascosta, che fa da insostituibile risorsa, come l’acqua limpida che scorre nelle profondità della terra, della cui evidenza si incaricano le preziose sorgive. Ho la sensazione che dello stile aulico, ricercato, solenne di alcuni anni or sono, la chiesa se ne giova sempre di meno. Poi, decisamente, intacca la vita. A mio parere, farebbe molto bene per prima cosa, provare a leggerla. Magari con tutta calma, gustando alcune dei rimandi che il Papa intende offrire alla vita nostra.

     Se c’è una specie di iato, o di preferenza per la terra, quasi a volerne ribaltare ogni zolla, in modo che riesca a trasformarsi in uno splendido giardino, appare parecchio forte l’accentuazione che il Papa lascia intendere. E’ molto sincopato invece l’accenno al Cielo. La destinazione “Paradiso” la si capisce. E si intuisce bene anche che, durante la nostra vita terrena, ogni buon lavoro è grazia di Cielo. Sottolineare però, come premessa e, avendo in cuore il Cielo, affermare che è solo questo il criterio veritativo del nostro essere, nelle sue plurime dimensioni e possibilità di grazia, questo mi pare un po’ dimenticato. Verrebbe sanamente ricordato che, fin che siamo su questa terra, il nostro abitare non potrebbe essere in qualunque modo. Dovrebbe dar miglior sostanza al nostro vivere, a quanto, anche nella Preghiera del “Padre nostro…”, diciamo: Come in Cielo così in terra…”.

     Per fare un semplice richiamo, come ignorare quanto il giovane Luigi Gonzaga continuava a dire a se stesso, in ogni circostanza e situazione “Questo a che mi giova, vale per la vita eterna?”. Non era un’ossessione. Gli faceva da luce luminosa. Con ogni probabilità percepiva che, nei suoi appena 23 anni, doveva fare in fretta a programmarsi il passaggio, l’esodo, la Pasqua in Cielo.

°   I nostri giovani interpellati in diretta dal prossimo sinodo dei vescovi. Dovrebbero essere interpellati anzitutto i genitori, gli insegnanti, gli educatori a qualunque titolo. Che queste figure della crescita si sentano spesso messi in difficoltà dai loro giovani, poco male. E’ grave che si siano rassegnati a permanente o quasi, afasia. L’incapacità di parlare con loro è molto diffusa. Poi c’è un’immagine alquanto nota che, senza irriverenza, si potrebbe applicare a loro: “Can che abbaia non morde”. Troppe volte van di moda gli inutili predicozzi. I tempi per uno scambio vanno pattuiti e ben rispettati: Si parla uno alla volta, senza presumere che la ragione sia in mano a chi gestisce ruoli di così grande importanza. Anche perché non sempre è vero. I giovani si disamorano facilmente e, se si limitano a tacere anche i loro padri, è ancor più grave. Il mutismo è il segno della saturazione: non ne posso più. Poi, se voglio, continuo a fare quel che mi desidera.

     Spesse volte, infine, anche se il dire potrebbe moltiplicarsi, dalla bocca delle madri soprattutto, un calzino, un modo di pettinarsi e via, ha la stessa importanza di un impegno concreto di vita. Quando due situazioni si equivalgono, diventano entrambi perdenti. Che, se poi, la capigliatura, ad esempio, prende il sopravvento, del resto rimane appena terra bruciata. Son troppi i genitori purtroppo ancora più adolescenti dei loro figli. La morale si riduce troppe volte a: Ti prego, non mi far fare brutta figura!

     Sono indispensabili i due genitori circa i plurimi risvolti della crescita dei loro figli. Non possono delegare, o anzi, togliere ogni valenza alle altre figure educative, o contrastarle pubblicamente. Che in un istituto scolastico arrivi la polizia, o il padre con l’avvocato, o che si debba ricorrere alla sospensione o addirittura alla bocciatura anticipata, grazie al bullismo, di che educatività si potrà mai parlare?

     E con l’educazione spirituale è ancor più difficile riuscire a regolarsi bene. C’è più di qualche terribile passaggio di vita che andrebbe esplorato, non subornato, non irriso, non ironicamente trattato.

°   Ovviamente, se si potesse dare una scorsa anche alle iniziative di Villa S.Carlo, di spazio ce ne vorrebbe ancora. Ma rimandiamo a chi ci da una mano per ricordare, o ravvivare, di settimana in settimana, il tracciato. Persone capaci di parlare bocca a bocca, oppure con il cuore in grado di sbrecciarne un altro.

°   A tutti auguro ogni bene a mani piene.

Luigino don

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