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Newsletter - Novembre 2020

°   Novembre è sempre un mese che conosce diffusa tristezza. Si scomoda la realtà misteriosa, oscura, spesso paurosa del morire e le tante cronache che ne fanno da supporto. Molte, purtroppo, solo superficiali e banali. Qualcuno nomina consapevolmente anche l’Oltre ed il “futuro di Dio”: non è raro il coraggio di esporsi così tanto. Vincono più spesso, nell’ambito di un’incallita ignoranza, in cui la vita è andata crescendo, battutine senza senso, e la spavalda sicumera del signor nulla, come ultima nostra destinazione. Talvolta vi si adagiano anche conclamati  credenti che, quasi per ovvietà superficiale, per una qualche piega traditrice, per varie forme scaramantiche, mettono in mostra appena il vuoto degli interessi che li abitano.

°   Quanto a pregare e a ricevere l’intercessione degli oltre passati, anche i cimiteri servono molto poco. Nei giorni di massima frequenza, tra brulichio, chiacchiere da niente, saluti da lunga data, gara di fiori, una volta all’anno, per addobbare tombe quasi sempre del tutto sguarnite e abbandonate, sembra non ci si possa dare tempo per altro.

°   La vita cambia di continuo. Sta cambiando anche il modo che stiamo assumendo per fare memoria di coloro che la morte ha disgiunto da noi. Dei famosi e temuti, fino a qualche tempo fa, “novissimi”, non c’è parola che li nomini. Una nebbia fitta se n’è del tutto impadronita. Certo, il cimitero non può essere  la destinazione finale. E’, semmai, appena il luogo per la memoria e la preghiera. Nomi e immagini son lì anche per i senza memoria e per quelli che l’avessero del tutto perduta nei riguardi di chi ha voluto loro bene ed ha fatto loro solo del bene.

°   Con la morte cambia totalmente la nostra condizione di essere. Su questa terra siamo tutti, volenti o nolenti, di passaggio: “La nostra patria è nei Cieli”. La traduzione più consona infatti del dire dei due credo primitivi, non dice la risurrezione dei morti, ma dai morti (= ek nekròn) e neppure la risurrezione della carne, ma dalla carne (= ek tou sarkou). Pare che tutto quello che i due termini dicono, sia costretto alla marcescenza. Il nostro io è unitario: corpo e spirito verranno sottratti sia al tempo che allo spazio. A riguardo le osservazioni, mi paiono ragionevoli, sarebbero tante ed interminabili. Ha esperienza della morte e dell’oltre la morte, chi muore e passa. Questopassa non lo si deve trascurare: è in connessione netta con Pesah = Pasqua (= passaggio). Ma che descrizioni si possono mai fare del mistero?

°   E i due giudizi, quello particolare (subito dopo la morte) e quello universale (alla fine dei tempi in cui avverrà, secondo la dottrina cattolica, anche la risurrezione dei corpi), non sono affatto chiari. Ci sarebbe poi la condizione dei molti cremati, ma non solo; anche quella dei i dispersi, di quelli del tutto ignorati, degli annegati finiti spesso in pasto ai pesci, come potrebbero mai trovarsi in un corpo ri-creato?

°   Respice finem è proposta antica, ma sempre attuale e, perché no?, da praticare. Considera, guarda la fine, e in sviluppo, guarda il fine. La fine equivale all’annullamento, alla totale distruzione. Per i credenti, non dovrebbe aver senso, a meno che non la si ritenga la destinazione ultimativa. Il fine, nel caso, è molto più inequivocabile. Che fine (al maschile) Ti sta guidando, quale stai inseguendo, quale se non lo potessi raggiungere? Ma c’è un fine, uno scopo con cui cerchi un senso da dare alla Tua Vita: perché vivi? Per chi vivi? Le domande potrebbero addensarsi e divenire anche inquietanti e sperabilmente salutari.

°   La liturgia, soprattutto quella eucaristica, ma non solo, nella preghiera del dopo la comunione con il Signore eucaristico, chiude invocando, quasi la totalità delle volte, la salvezza eterna, la patria beata, la compagnia dei santi. I monaci, le monache, non in fuga da questo mondo, come registro luminoso cui legano la loro vicenda terrena, hanno solo questo. Basti pensare al tempo lungo che dedicano al pregare, al meditare, al contemplare. Ma non sono in fuga, non sono teste allampanate, dissociate. Riconducono tutto al miglior criterio veritativo: poter gustare il futuro gioioso, felice con Dio e tutti i Suoi Santi.

°   Ecco ora un inconveniente causato da Covid-pandemia, di cui non possiamo non tener conto -

  • L’11 ottobre scorso, la psicologa/tanatologa, d.ssa Monica Cornali, ha iniziato la serie dei 4 incontri in cartello sull’ars moriendi (= arte del morire), sempre poco e tanto male considerata. Eravamo una trentina gli interessati, paghi della bontà di un attento ed interessato ascolto. Ora l’infoltirsi della pandemia da Covid, ci obbliga a sospendere tutto. Sarà nostro compito avvertire tutti gli interessati non appena sarà possibile riprendere. E speriamo di poter precisare le date, insieme a quelle di un secondo corso, cui ci sarebbe ancora un po’ di posto per nuovi aderenti.

Condividiamo copiose ed efficaci benedizioni, invocandole dall’Alto.

Nessuno se ne dimentichi. Il momento ci faccia tutti salutarmente pensosi

Luigino don

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