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Newsletter - Settembre 2017

 ¸ Cari lettori, eccoci al cambio del mese. Il desiderio di metterVi in mano qualcosa di significativo è tra i più sentiti, come ogni volta, anche se poi non ogni ciambellina ce la fa ad ottenere il bel e buon risultato. Mi sarebbe cioè piaciuto riportarVi quanto soprattutto la liturgia di questo mese ci suggerisce e della memoria dei Santi, a partire dalla piccola di Dio, la mamma di Gesù, appuntamento plurale per la nostra diocesi, ma anche speciale per la devozione che l’accentua, senza trascurarne altre di ricorrenze che, forse, han finito per perdere carica e richiamo.

¸ Comincio con le tre ricorrenze che ci collegano con S. Maria: il giorno 8 ricordiamo la Sua nascita; il 12 il Suo santo Nome; ed il 15 l’oceano immenso dei Suoi inenarrabili dolori, proprio il giorno dopo la festa dell’Esaltazione della Croce. Aggiungere dell’altro, mi porterebbe ad allargare notevolmente questi appunti da ogni punto di vista. E vi rinuncio anche per non annoiarVi.

¸ Mi piace però ricordarVi le tempora di Autunno, dopo la 3^ domenica del mese: praticamente il mercoledì, il venerdì ed il sabato dopo il 17. Questi giorni son dedicati alla santificazione del tempo. E’ l’unica realtà che non può essere e restare in mano nostra. Non ci appartiene. Ci viene donata. A noi spetta viverla alla maniera dei santi. Non sciuparla, non rovinarla, fare in modo che la misericordia dall’Alto tutta la inzuppi solo di bene. Non si tratta di porle interrogativi che non possono trovare risposte adeguate: quanto tempo mi resta? Perché mio figlio se l’è portato via in fretta la morte? Oggi che cosa è meglio che compia? Son tanto malata: sarebbe vita questa? E si potrebbe andar avanti ancora un bel po’. Meglio sarebbe poter dire: “Signore, questo tempo che mi dai, desidero viverlo con Te, per Te, compiendo solo quello che Tu gradisci. Fammi essere utile a chi sta peggio di me. Dammi di non lamentarmi; piuttosto di ringraziare chi ha e si prende cura di me… Pur se non mi resta più nessuno tra i parenti, gli amici, fa’ che possa essere una persona che piace a Te quando mi do premura per qualche altra persona”.

¸ Il tempo conosce una differenza fondamentale: quella tra stanchezza e stufezza In italiano non esiste il termine che distingue stanco da stufo. Innanzitutto, pur indaffarati, il cuore va conservato presente e vivo. E la mente non può trovarsi altro efficace rifugio che il Paradiso. Altro è stanchezza. Altro è stufezza. La 1^ concilia bene. La 2^ rischia di annientare. La 1^ lascia traccia comunque buona. La 2^ annebbia e rende penoso lo stesso bene che si cerca di compiere. Poi le benedizioni dall’Alto diventano fiducia e speranza nel 1° caso Nel 2° mettono dubbi e possibili resistenze anche nei cuori più generosi.

¸ Proseguo ancora un po’. Una persona qualche tempo fa m’ha chiesto se avessi mai una risposta alla difficile e complessa domanda: come può esserci così tanto male nel mondo e soprattutto una cattiveria del tutto fuori controllo? Come la chiameresti cattiveria, o disperazione? Ed ecco come ho cercato di risponderle.

¸ La chiamerei disperazione. Tante, troppe persone, hanno la morte che le abita dentro. E non trovano un solo sguardo incoraggiante. Consapevoli o inconsapevoli di questo, facilmente lasciano in libertà tutto il male di vivere che non riescono a superare e che, dentro, facilmente genera solo altro male. La cattiveria è proprio il frutto più vistoso del proprio insuperato malessere. Il male non ha ormai più confini, perché è la disperazione che li scavalca tutti. Quando uno si incattivisce, di solito è prima un povero disperato. Quel che non si riesce a cambiare, conviene metterlo tutto nelle mani di Gesù, che son forti e delicate, accoglienti ed attente.

Faccio un riferimento: l’assassino, prima di essere tale, è semplicemente un disperato. Se poi pensiamo a Gesù, sempre tanto indulgente con i peccatori, fin quasi a giustificarli: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”, è perché avverte che sono come dei malati, che bisognerebbe accudire, soccorrere, aiutare anche materialmente… Se si comportano come si comportano, è perché, dentro, e magari da tanto tempo, stanno male. E quindi, l’unica loro arma è quella di infierire senza scrupoli di sorta verso le stesse persone innocenti.

¸ In finale, Vi nomino, tra tutti, alcuni santi di più alto fusto. S.Teresa di Calcutta: con i suoi bellissimi occhi, sempre pieni di luce (5 di settembre); S.Matteo, conquistato dallo sguardo di Gesù (21); S.Pio da Pietrelcina scrutatore pieno di bontà per tanti cuori disagiati (23); S.Vincenzo de’ Paoli, uno dei tanti santi della carità più gratuita, senza riserve verso nessuno (27); S.Girolamo, tutto ancora da conoscere, si dette una premura instancabile per avvicinare i testi biblici alla vita dei credenti (30). E, infine, i tre Arcangeli: Raffaele, Gabriele, Michele (29). Bellissimo il significato dei loro nomi: Raffaele = Dio è medicina. Gabriele = Dio è forza. Michele = Chi come Dio?

¸ Ho scritto alla buona, come si scriverebbe ad un amico. E nello stesso tempo m’è piaciuto scomodare tanti santi, amici anche di tutti Voi, solleciti e sempre premurosi soprattutto verso coloro che confidano, che si affidano a Coloro che “abitano” i Cieli dei Cieli. Buona vita a tutti Voi.

¸ Qualche iniziativa “di rilievo” di questo mese – Finita l’estate, con tempi comprensibilmente più discontinui, ora l’attività della casa si va addensando. I rimandi, se mai potessero interessarVi, li trovate tutti nel sito, che sempre potete consultare.

¸ E’ freschissimo di stampa, un altro libretto di poesie oranti, o di elevazioni spirituali che, seconda sua raccolta dopo I Canti dell’Attesa, è stata interamente ben curata e pubblicata dall’editrice Effata. Chi vi ha provveduto è Monica Cornali, nome parecchio noto qui a Villa S.Carlo e a radio Oreb.

Il titoloporta Le mie lotte con l’Angelo. Come il precedente è di una levità gustosa: pur toccando, e sempre con fine delicatezza, tante situazioni di vita molto tribolate. Non ce n’è mezza di pagina che non faccia sussultare di speranza, quella che non delude, anche il cuore più tribolato o infagottato di niente, o tremendamente piegato da tanti dispiaceri. Queste pagine aprono e dilatano. Son vestite di luce. Sbrecciano lo stesso cielo anche quando sembra assente e talora cupamente muto.

Lo onora una luminosa prefazione di Eugenio Borgna, uno dei più grandi neuropsichiatri che, nonostante gli ormai molti anni, è ancora sulla breccia, limpido e caro, nonostante il delicato lavoro cui la vita lo ha interamente votato.

Chi desiderasse avere detta pubblicazione, può venirla a prendere qui in Villa. S.Carlo.

A tutti, un sereno, buon prossimamente!

Luigino don

 

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