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Newsletter - marzo 2017

♦   Ho la sensazione che il tempo non mette mai freno al proprio incalzare. Tornerebbe bene una distinzione tra esistere e vivere. Se tiene, può svegliare non poche considerazioni cui, ovviamente, ciascuno può ben dedicarsi con frutto.

♦   Il primo giorno di questo mese, si presenta con tutta quella austerità con cui di solito cerchiamo di vivere questo tempo: è il mercoledì delle ceneri ed inizia la Quaresima. A me tornano molto appropriate, le parole che vengono dette all’imposizione delle ceneri sul capo di chi partecipa alla particolare liturgia: “Sei polvere ed in polvere ritornerai”. Non sono poi tanto addolcite da altre che sono utilizzate in un’altra più recente formulazione che la liturgia ha mutuato dai Vangeli: “Convertiti e credi al Vangelo”.

♦   Espongo solo una preferenza, e non per tornare all’antico, o ignorare che le seconde parole le usò anche Gesù, all’inizio quasi della sua missione. Solo perché mi sembrano più significative per dire la nostra esistenziale connotazione di base. Rendono più esplicito il nostro destino: c’è la stessa morte al traguardo. E tendere a tabuizzarla, mi pare operazione del tutto inopportuna. Se però c’è un prima, rispetto alla nostra effettiva nascita da nostra madre, ci sarà un dopo anche oltre la nostra cosiddetta fine.

♦   Il nostro “destino”, se vogliamo raccoglierlo bene, bisogna che lo dilatiamo. La nostra vita, che non è uno scherzo, è avvolta dall’opera del Misericordioso Nostro Dio. E va nominato il Padre/Abbà, Padre di ogni consolazione e di ogni dono perfetto; Gesù, il nostro singolarissimo Riscattatore; e lo Spirito Santo, inesausto artefice di ogni possibilità buona, quando ci decidessimo a lasciarci illuminare, guidare, fortificare… da Lui. E’ il Santificatore, Colui che ci aiuta a tenere il passo dietro a quello di Gesù, per essere anche noi compiacimento del Padre.

♦   Ma torniamo alle ceneri. Ci dicono il frattempo nostro, quello che di fatto stiamo vivendo su questa terra. E’ un frattempo sempre bisognoso, spesso problematico, fragile, instabile, anche drammatico, comunque impastato anche di tanti abbagli e inganni. Spesso dalle labbra è facile raccogliere una sintesi parecchio amara: Ma è questa la vita?”.

♦   La terapia che ci offre la Quaresima, qualora la volessimo utilizzare, non sarebbe male. Indica tre medicine, semplici e mai da dismettere. L’elemosina, tutta da riabilitare, va messa per prima. Non si tratta di fastidiosi spiccioli da cui liberarci, ma di immedesimarci con la situazione di chi appella a noi, magari con uno sguardo tutto stravolto. Viviamo ciascuno troppo solo per me.Dall’elemosina bisognerebbe passare poi alla giustizia: favorire cioè coloro che si trascinano in necessità estreme. Questo è un capitolo al quale di parole ne son state dedicate parecchie. Bisogna che ci mettiamo a suffragarlo con i fatti, lo stile di vita. Viene poi la preghiera, che fiorisce dal prestare ascolto alla Parola. Anche la preghiera chiede che la vita propria diventi un dono che faccia vivere chi stenta, chi non ce la fa, è mangiato da desolazione, da indescrivibile, trascurato abbandono Il digiuno lo si chiama: preghiera del corpo. Non va confuso con la dieta, o con altre pratiche fitness. Ognuno faccia le sue scelte. Ma da sempre il digiuno è sottrazione perché, chi manca di tutto, possa avere un po’ di indispensabile sufficienza. Questa pratica terapeutica suoni però anche come invito a far nostre tutte le opere di misericordia, quelle che l’anno giubilare, appena celebrato, ci ha insistentemente invitato a non trascurare. Chissà che almeno qualcuna riusciamo a viverla.

♦   Come si può rilevare, il frattempo non appaga nessuno. Ma, a misura di possibilità, nel frattempo c’è un prossimo da accogliere, da servire, da curare, da amare. Questo soprattutto in Quaresima. Ma non solo. Perché questa vita è quella che è e troppi restano tra gli scarti, costretti a vivere tra la più distratta indifferenza di coloro che li potrebbero invece sostenere, aiutare.

♦   Le ceneri ci ricordano la nostra pochezza e quella di chi fa parte di noi, o che noi, per rassicurare noi stessi, preferiamo trascurare. Le ceneri, se vogliono fare scorta di speranza salutare, devono quindi ricondurci al prima di Dio per noi, eal dopo nostro per essere sicuri della nostra destinazione in pienezza, per godere di tutti i doni che Dio tiene in serbo per noi. Andrebbe segnalato un detto antico: “Nomen omen” (= il nome è destino). Il nostro nome di cristiani, la sua destinazione ce l’abbia solo in Cielo.

♦   I cardini fondamentali sono quindi questi due:

°   “Prima che tua madre ti concepisse, prima che venissi alla luce”. Far memoria ogni tanto di questo evento, a me pare di ritornare alle radici incandescenti del nostro vivere.

°   E dopo la risoluzione della nostra storia, quella che è, e quella che dovrebbe essere, se desideriamo con il meglio di noi viverla da risanati dalla grazia di Dio, troveremo in Dio la nostra meravigliosa destinazione. Siamo venuti alla luce di questo mondo. Torniamo alla luce che Gesù ha fin da subito attivata anche per noi. Dopo la strettoia del lutto, del pianto, Dio ci aprirà le braccia della Sua misericordia. Il Figlio e lo Spirito Santo renderanno ancor più sicuro e dolce il Suo abbraccio per noi. Si sveleranno i misteri e noi ne avremo da gioire fino ad una pienezza del tutto inenarrabile.

♦   Pur se davanti a noi c’é ancora tempo per qualche affettuoso augurio, insieme con Buona Pasqua, mi piacerebbe augurarvi Buona Ascensione: l’ultimo mistero del Figlio, della Madre ed anche nostro.

Vi ricordiamo ora qualche appuntamento di più marcato impegno e di più forte interesse.

♦   3 (h. 18) – 5 (h. 14) – esercizi brevi per catechiste/i: li accompagna d.Damiano Meda..

♦   6 (h. 9) – 8 (h. 14): “Con il giusto Giuseppe, uomo dell’interiorità”: con loro d.Matteo Pasinato e d.Giandomenico Tamiozzo.

♦   17 (h. 18) – 19 (h. 14). “Misera et misericordia”. E dopo il Giubileo?: I vicariati di Chiampo e di Cologna Veneta, tra i primi invitati, ma senza esclusione di nessun’altra/o. Questo breve turno lo seguono d.Giandomenico Tamiozzo, d.Gaetano Bortoli e d.Luigino Bonato.

♦   18 (dalle 15): “La destinazione contiene il destino”: ritiro dei genitori e dei parenti de “I figli in Cielo”, con d.Luigino Bonato

♦   23 (dalle 9) – giornata penitenziale: preghiera, adorazione, digiuno.

♦   24 (h. 18) – 26 (h, 14): “Insegnaci a contare i nostri giorni” (Salmo 90). Per un’immersione sapienziale nel presente. Li affianca con la riflessione: Monica Cornali e d.Luigino Bonato.

 Si tratta di incontri aperti a tutti. Ovviamente, Vi aspettiamo numerosi, pur se le difficoltà possono fare la voce grossa per dissuaderVi. Ricordate però che “Altro è esistere, altro è vivere”.

 A tutti buona quaresima, buon prosieguo e, a cuore dilatato, un sereno alla prossima.

Luigino don

 

 

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