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Newsletter - Aprile 2020

°   L’antefatto più importante, legato tra molti altri, a Pasqua, si chiama liberazione dalla schiavitù egiziana. Questo evento gigante è il libro biblico dell’Esodo a riferircelo. L’attraversamento del deserto fu l’impresa più audace, ardua e difficile: venne a mancare l’acqua e non una volta. Venne a mancare il cibo: ci si nauseò in fretta della manna, si pretendeva carne. Ogni prigionia rischia poi di farsi seguire da un’altra. Ci fu il ripetuto rimpianto per aver lasciato l’Egitto. Usciti di lì, quante volte continuarono, con ingiustificata nostalgia, a farne memoria. E così capiamo anche noi quanto sia difficile vivere liberi.

°   E come liberarci soprattutto dalla morte, che è sempre un angoscioso affare? Di quale liberazione farci desiderosi, se ci possiamo trovare e sentire morti anche da vivi? Sulle forme, anche tanto squallide, del morire restando ancora vivi su questa terra, è meglio non fermarci, per non dover ricorrere ad una litania senza pari. Tante sono le forme di schiavitù di cui facciamo alla svelta il callo. Gesù è l’Unico che ci testimonia l’Oltre. E’ l’Unico che ce lo raccomanda, e l’Unico che ce lo garantisce con sicurezza. La morte non è più un irreparabile danno, da nessun punto la si guardi. Non è l’ultimo nemico. Ci diventa sora (= sorella)(s.Francesco), va considerata come un dono.

°   Per noi il morire apre all’Esodo definitivo. Sarà la luce a fasciarci. Giungeremo a pienezza. Incompiuti per quanto possiamo ancora essere, sperimenteremo Pienezza e Compimento e inesprimibile Felicità. Non abbiamo proprio nessun interesse a regolarci come gli Ebrei che continuavano a rimpiangere l’Egitto e la schiavitù che veniva loro moltiplicata. Possiamo ricordare che, liberarci dall’Egitto, a Dio risultò esperienza tra le più facili e più leggere. Più problematico per Dio sembra essere stato invece il continuo irrisolto tentativo di cavar fuori l’Egitto che abitava il cuore degli Ebrei. Ed anche noi abbiamo problemi simili: da quanti Egitti, quelli che sono i più dentro di noi, non ci lasciamo facilmente incatenare? “Ogni giorno l’uomo deve uscire dall’Egitto” (Magghid di Kosnitz).

°   Gesù nostro Liberatore e Riscattatore, conoscendo molto meglio di noi, che questa stessa nostra terra è valle di lacrime,che, a guardarla anche solo un po’, piace quasi a nessuno, che non ci basta, che bisogna combattere tanto, spesso anche senza una briciola di successo, deve solo continuare l’opera Sua più grande. E poi le diffusissime ingiustizie perverse, le odiose voglie di male che si instaurano nel cuore dei più, diventi il diffuso desiderio di aumentare la speranza, non tanto quella che le cose cambino, ma quella che apre alla Luce, che Gesù ci sta preparando e “freme perché abbiamo a  diventare cittadini dei santi”.

°   Purtroppo coronavirus ci sta tenendo ancora tutti allertati e spesso anche impauriti. Non possiamo prevedere se anche la solennità di Pasqua ci terrà nel chiuso delle nostre case. Se anche le nostre tecnologie, tanto all’avanguardia, dovranno tener chiusi i loro battenti, come anche tanti lavori più modesti, ma non meno necessari. E gli ambiti della formazione, che stanno mettendo a dura prova quanti tenevano coinvolti, le scuole prima di tutti. Ma soprattutto ospedali, cliniche e case di riposo, nessuno di sicuro si augura che abbiano a restare sempre collassati, con un dispendio di dedizione, di energie, di competenze, di sofferenze mai, prima d’ora sperimentato…

°   I luoghi del pregare, già vicini ancor prima al quasi totale sfollamento, si è dovuto lasciarli del tutto vuoti, pur se tante chiese hanno tenuto aperte le porte per la preghiera personale. Anche questo è stato un provvedimento affatto indolore. Non è facile coglierne tutte le amare conseguenze.

°   Sarebbe interessante poter raccogliere le esperienze (provate ad inviarcene!!) che le difficoltà a catena del periodo hanno suscitato e che sembrano non aver più fine, quanto meno non ancor immediata. Che cosa abbiamo mai provato, dovendo rinunciare, tanto per dirne una, a muoverci? Solo disagi, problemi, o ci siamo lasciati prendere favorevolmente anche da qualche nuovo e più fondato intento operativo e di prospettiva non appena il terribile ciclone sarà passato?

°   Anche la nostra Villa S.Carlo, rimasta così a lungo blindata, aspetta con impazienza, di poter continuare a farsi di nuovo e celermente utile, soprattutto per quanti non son riusciti a darsi convinti di questa lunga sosta.

 

Gli auguri, di sicuro, che siano una piacevole montagna. Per tutti. Ma non bastano.

Ognuno provi ad impinguarli là dove la vita la/lo porta!

 

Luigino don

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